giovedì 29 marzo 2012

CALENDARIO MESE DI APRILE 2012



APRILE 2012
data
gg.
Descrizione festa e Santi del giorno
1
D
V DI QUARESIMA (Santa Maria l'Egiziana)
2
L
Tito
3
M
Giuseppe l'Innografo
4
M
Platone, Poplio, Zosima
5
G
Claudio, Diodoro e Dididmo martiri; Nikiforo m.
6
V
Eftichio Patriarca di Costantinopoli; Gregorio il Sinaita
7
S
LA RESURREZIONE DI LAZZARO, Calliopio e Aquilina
8
D
DOMENICA DELLE PALME
9
L
LUNEDI SANTO (Giuseppe l'ottimo)
10
M
MARTEDI SANTO (Delle Dieci Vergini)
11
M
MERCOLEDI SANTO (La Maddalena)
12
G
GIOVEDI SANTO ( L'Ultima Cena – La Santa Passione)
13
V
VENERDI SANTO (La Santa Passione)
14
S
SABATO SANTO (La Discesa all'Ade)
15
D
SANTA PASQUA
16
L
Del Rinnovamento, AGAPE, Irene e Chionia martiri
17
M
Macario vescovo; Agapito, papa di Roma dell'Antica Roma
18
M
Atanasia beata
19
G
Pafnuzio martire; Simeone beato; Filippa martire
20
V
SORGENTE VIVIFICANTE, Atanasio delle Meteore
21
S
Anastasio sinaita, Gennaro martire, Alessandra imperatrice
22
D
II DI TOMMASO, Teodoro il siceota, Natanaele apostolo
23
L
GIORGIO Grande Martire
24
M
Elisabetta taumaturga; Nicola di Magnesia neomartire
25
M
Marco Evangelista; Macedonio patriarca di Costantinopoli
26
G
Nestore beato; Basilio ieromartire
27
V
Simeone di Gerusalemme
28
S
Vitale e Agricolo mm
29
D
DELLE MIROFORE, Giasone Sossipatro Apostoli
30
L
Giacomo Apostolo


APRILE 2012


Letture delle Domeniche e Grandi Feste
data
Apostolo
VANGELO
VANGELO
MATTINALE
TONO
1
Ebr. 9, 11-14
Mc. 10, 32-45
VIII
Plagale IV
8
Fil. 4, 4 - 9
Gv. 12, 1-18
Delle PALME
Plagale IV
15
Atti 6, 1 - 8
Gv. 1, 1 - 17
II
Plagale IV
22
Atti 5, 12 - 20
Gv. 20, 19 - 31
I
Plagale IV
29
Atti 6, 11 - 7
Mc. 15, 43 – 16, 8
IV
II









Giorno di digiuno

dal 1,2,3,4,5,6,7 ( con olio e vino)

8 ( pesce, olio e vino)

9,10,11,12,13,14, 25,27 ( con olio e vino)





FESTE DELLA NOSTRA ARCIDIOCESI

  • Filareto l'Ortolano (8/4); il monastero di Seminara
  • Santa Pasqua (15/4) ; la parrocchia di Ragusa
  • Fonte Vivificante (20/4); la parrocchia di Cosenza
  • TOMMASO APOSTOLO ; la parrocchia di Ortona
  • Domenica dell' Ortodossia (23/4) : La Cattedrale in Venezia, dove si custodisce una parte della sacra reliquia del Santo, ii la Cattedrale di Valletta a Malta













mercoledì 28 marzo 2012

GIOVANNI CLIMACO SI COMMEMORA IL 30 MARZO






GIOVANNI CLIMACO

San Giovanni Climaco, Abate e Dottore della Chiesa, 569/579/599,  nato in località ignota (Siria?) -  morto Monte Sinai, 30 marzo circa 603/649/659/679 (30 marzo  calendario greco e  si   commemora nella Quarta Domenica di Quaresima) Martirologio Romano: Sul Monte Sinai, San Giovanni, Abate, che scrisse per l’istruzione dei monaci il celebre libro intitolato «La Scala del paradiso», nel quale presentò un cammino di perfezionamento spirituale nella forma di una salita di trenta gradini verso Dio, meritando per questo il soprannome di Clímaco.
Molto poco si sa di san Giovanni detto Climaco (da klimax, scala) o Scolastico (equivalente a “filosofo”), festeggiato dai cattolici il 30 marzo e dagli ortodossi sia il 30 marzo che la quarta domenica di Quaresima.
Forse nacque in Siria, tra il 569 e il 599, da una famiglia agiata ed ebbe una formazione intellettuale completa, in lingua greca. Gli antichi documenti che parlano di Giovanni – la Vita scritta da Daniele monaco di Raithu (sul Mar Rosso), una raccolta di racconti di Anastasio, monaco sinaita di origine cipriota che fu tonsurato dallo stesso Giovanni, il Menaion del 30 marzo, giorno della sua presunta morte, e altri testi successivi, basati quindi su quelli citati – raccontano la sua vita da quando, sedicenne, abbracciò la vita monastica. Visse in una grotta vicino al monastero di Santa Caterina sul Monte Sinai con l’abate Martirio (Martyrius), suo maestro e guida spirituale, praticando l’obbedienza assoluta per diciannove anni, cioè fino alla morte di Martirio. Giovanni si ritirò quindi in un luogo solitario chiamato Thola (Wadi Talah), a cinque miglia dal monastero di Santa Caterina. Dopo quarant’anni di vita contemplativa cedette alle insistenze di un giovane monaco, Mosè, e ne diventò il padre spirituale. Pur famoso per la sua solida formazione intellettuale e, soprattutto, spirituale, unita ad alcuni eventi inspiegabili (come la liberazione di un monaco dal demone della fornicazione, il salvataggio “a distanza” del discepolo Mosè dalla caduta di un macigno, alcuni episodi di chiaroveggenza), Giovanni fu accusato di essere un ciarlatano ed egli rispose chiudendosi nel silenzio assoluto per un anno intero. Forse colpiti anche da questa prova di fermezza, i monaci di Santa Caterina lo vollero come loro nuovo igumeno, giacché il loro superiore, Gregorio, era stato eletto patriarca di Antiochia. Giovanni, a settantacinque anni, accettò ed è probabilmente a questo periodo che risale la sua opera più famosa: La scala della divina ascensione (Klimax theias anodou), più nota col titolo La scala del paradiso (Klimax tou paradeisou), da cui derivò il suo soprannome “Climaco”. Dopo pochi anni, Giovanni chiese al proprio fratello Giorgio, monaco anch’egli, di sostituirlo e ritornò alla solitudine fino alla morte, avvenuta tra gli anni 659 e 679. Le date precise non sono note: anche se nel Menaion si sostiene che Giovanni morì il 30 marzo 603, il giorno e l’anno non trovano riferimenti certi e in ogni caso l’anno non combacia con più attendibili informazioni storiche.
La Penisola Sinaitica – dove sorge il monastero di Santa Caterina – è stata considerata fin dai primi tempi del cristianesimo come parte integrante della Terra Santa, in quanto luogo dove Mosè ebbe da Dio le tavole della Legge e dove avvenne il fenomeno del “roveto ardente”, tema di molte icone mariane, prefigurazione dell’Incarnazione di Cristo per mezzo della Vergine. Certamente, già nel III secolo vi abitavano molti eremiti sfuggiti alle persecuzioni che imperversavano in Egitto, ma fu nel VI secolo che l’imperatore Giustiniano autorizzò la costruzione di un monastero sul Sinai, che fu rispettato anche dai Saraceni invasori dei territori circostanti (da notare che Maometto era contemporaneo a san Giovanni Climaco) e che diventò uno dei più importanti centri monastici orientali e, in particolare, di diffusione e irradiazione dell’esicasmo (o esichia), cioè la dottrina e la pratica ascetica diffusa tra i monaci dell'Oriente cristiano fin dai tempi dei Padri del deserto (IV secolo).

Il 30 marzo, le Chiese cattoliche e ortodosse ricordano insieme San Giovanni Climaco (Ιωάννης της Κλίμακος).

Il suo soprannome è venuto dall'opera che l'ha reso celebre, uno dei capolavori dell'ascetica monastica: "La scala del Paradiso" (Κλίμαξ). San Giovanni Climaco, contemporaneo di Maometto, propone i trenta gradini che portano dalla terra fino al cielo, arrampicandosi sulla scala posta e sorretta da Cristo stesso, che per primo l'ha percorsa. Le icone che "fotografano" la scala giovannea mostrano la lotta spirituale: i monaci ascendono pericolosamente, senza reti di protezione, esortati dai santi, aiutati dagli angeli, ma insidiati dai demoni, che cercano di farli cadere per attirarli nel profondo dell'inferno. La visione "agonistica" della vita spirituale è qualcosa da recuperare nel nostro tempo, dove ormai domina uno psicologismo che rischia di rinchiudere in se stessi e nei propri limiti, problemi, inconsistenze, fermando all'analisi e spesso deresponsabilizzando ("sono fatto così!...).

Sul valore del testo di San Giovanni "della scala" i cristiani d'Oriente e Occidente sono sempre stati d'accordo, diffondendo enormemente questo libro, attraverso traduzioni in tutte le lingue antiche della cristianità. Nella tradizione Bizantina, la quarta domenica di Quaresima è dedicata alla commemorazione del Climaco, visto come un incoraggiante maestro sulla via dei propositi quaresimali e dei sacrifici connessi con la purificazione prepasquale per tutti i fedeli.
 In greco, “climaco” significa “quello della scala”. Così è soprannominato Giovanni, monaco e abate, perché ha scritto una famosissima guida spirituale in greco: Klimax tou Paradeisou, ossia “Scala del Paradiso”. Ma di lui abbiamo scarse notizie: incerte le date di nascita e di morte, sconosciuta la famiglia (sappiamo però di un fratello, Giorgio, anche lui monaco).Giovanni vive nel tempo in cui l’Italia è spartita tra Longobardi e Impero d’Oriente; i rissosi discendenti di Clodoveo sono padroni dell’antica Gallia, che ormai è terra dei Franchi, Francia; i re visigoti governano la Spagna. E questo è anche il tempo in cui dall’Arabia profonda emerge la figura di Maometto (570/8-632).Giovanni, eccolo: lo troviamo nella penisola del Sinai, monaco a vent’anni, tra molti altri, chi legato a un centro di vita comune, chi invece isolato in preghiera solitaria. Lui sperimenta entrambe le forme di vita, e poi si fissa nel monastero di Raithu, nel sud-ovest della regione. Ma verso i 60 anni lo chiamano a guidare come abate un altro grande e più famoso cenobio: quello del Monte Sinai. E lì, stimolato dall’abate di Raithu, porta a termine la “Scala”, che diventerà popolarissima, tradotta in latino, siriaco, armeno, arabo, slavo.Giovanni non si muove dal monastero, e la sua fama corre invece per il mondo cristiano, grazie al libro con i suoi insegnamenti, che non cercano davvero la popolarità facile, e non fanno sconti. Se qualcuno crede che fare il monaco sia un devoto passatempo, Giovanni lo raddrizza bruscamente: la vita del monaco, scrive, dev’essere "una costrizione incessante sulla natura e una costante influenza sui sensi". Ma suscita pure grandiose speranze quando afferma che le lacrime del pentimento hanno il valore quasi di un nuovo battesimo. Alla “Scala” egli aggiunge poi un breve testo-guida per i superiori, forse ispirato a un’opera simile: la Regula pastoralis di papa Gregorio Magno, tradotta in greco ad Antiochia. Papa Gregorio fa in tempo a conoscere Giovanni da lontano: gli scrive una lettera di elogio, e lo aiuta a ingrandire un suo ospizio per pellegrini, mandandogli il denaro necessario per quindici nuovi letti, e fornendo direttamente le coperte.Giovanni Climaco insegna nel suo monastero a viva voce. Ma attraverso il libro raggiunge sempre nuovi e sconosciuti discepoli, in Oriente e Occidente. La “Scala” è cercata e studiata per l’efficace chiarezza della sintesi dottrinale e per il valore delle esperienze di Giovanni in prima persona. Secondo studi recenti, egli sarebbe morto nel 649, anche se non tutto è certo. Certo e stimolante, invece, è un fatto: su di lui i cristiani d’Oriente e d’Occidente sono stati sempre concordi: ancora oggi celebrano la sua festa nello stesso giorno.
Meglio integrate nella Quaresima sono le commemorazioni di San Giovanni Climaco, la Quarta Domenica, e di Santa Maria Egiziaca, la Quinta Domenica. In questi due santi la Chiesa vede gli araldi e i testimoni massimi dell’ascetismo cristiano: san Giovanni è colui che ha espresso i principi dell’ascetismo nei suoi scritti, santa Maria nella sua vita. La loro commemorazione durante la seconda metà della Quaresima mira evidentemente a incoraggiare e ispirare i credenti impegnati nella lotta mediante lo sforzo spirituale quaresimale.
Poiché, però, l’ascetismo è da praticare e non soltanto da commemorare, la commemorazione di questi due santi è in vista del nostro sforzo personale di Quaresima. Consideriamolo come una indicazione generale di quanto la Chiesa desidera che noi facciamo durante la Quaresima: sforzarci di arricchire spiritualmente e intellettualmente il nostro mondo interiore, leggere e meditare su quelle cose che maggiormente ci possono aiutare a ritrovare il nostro mondo interiore e la sua gioia. Di questa gioia, della vera vocazione dell’uomo, quella che si realizza al di dentro e non al di fuori, il “mondo moderno” non ci dà oggi neppure la più pallida idea; eppure, senza questa gioia, senza la comprensione della Quaresima come un viaggio nelle profondità della nostra umanità, la Quaresima perde tutto il suo significato.
Noi  non  viviamo in  una  società ortodossa e  perciò non  è possibile  creare un “clima” di Quaresima a livello sociale. Quaresima o non Quaresima, il mondo che ci circonda e di cui siamo parte integrante non cambia. 
Di conseguenza, questa situazione esige da noi un nuovo sforzo di ripensare il rapporto religioso che esiste necessariamente fra l’esterno e l’interno.
Se dunque la Quaresima è per l’uomo la riscoperta della propria fede, essa è per lui anche la riscoperta della vita, del suo significato divino, della sua profondità sacra. È astenendoci dal cibo che noi riscopriamo la sua dolcezza e reimpariamo a riceverlo da Dio con gioia e gratitudine. È astenendoci dalla musica e dal divertimento, dalle conversazioni e dagli incontri superficiali che noi riscopriamo il valore ultimo delle relazioni umane, del lavoro dell’uomo, della sua arte. E noi riscopriamo tutto questo per il semplice motivo che riscopriamo Dio stesso, che ritorniamo a Lui e, in Lui, a tutto ciò che Egli ci ha dato nel suo infinito amore e nella sua misericordia. E, perciò, la notte di Pasqua cantiamo: “Oggi tutte le cose sono riempite di luce: il cielo la terra e gli inferi. Tutta la creazione celebra la risurrezione di Cristo; il lui è il suo fondamento”. Non deluderci in questa nostra speranza, o Amico degli uomini !





martedì 27 marzo 2012

SANTA MARIA L'EGIZIANA SI COMMEMORA IL 1 APRILE




Santa Maria l'Egiziana


Egiziana di origine, a dodici anni era fuggita dalla casa paterna per condurre a suo agio ad Alessandria la vita di peccato che l'ardone dei suoi sensi reclamava. Per diciassette anni visse in questo stato. Un giorno, vedendo dei pellegrini che s'imbarcavano per Gerusalemme, spinta dalla curiorità ed in cerca di nuove avventure, si uní al gruppo, convinta che il suo fascino le avrebbe permesso facilmente di pagarsi il prezzo del viaggio. I suoi piaceri ebbero termine a Gerusalemme il giorno della festa della Croce: ella voleva infatti come gli altri, entrare nella basilica, ma ogni volta che tentava di varcarne la soglia una forza interiore glielo impediva.

A questo punto sentí il richiamo del Giordano.
Uscendo dalla città uno sconosciuto le diede tre pezzi d'argento che le sarebbero serviti. ad acquistare pani che dovevano essere il suo ultimo nutrimento terrestre duratole per almeno diciassette anni. Giunta a sera sulle rive del Giordano ed avendo scorto il santuario di S. Giovanni Battista, ella vi fece una visita per pregare e quindi si recò al fiume per purificarsi. In seguito ricevette la Comunione eucaristica e con questo viatico iniziò il suo lungo cammino nel deserto cammino che al momento dell'incontro con Zosimo durava già da quarantasette anni.
Zosimo, ieromonaco di qualche laura palestinese, va, secondo l'abitudine, a trascorrere una parte della Quaresima nelle profondità del deserto. Credendo dapprima ad un'allucinazione si rende ben presto conto della realtà della sua visione: una forma femminile cui l'ardore del sole ha disseccato la pelle, senza altra veste che la sua capigliatura bianca come la lana. Vedendo in questo incontro la volontà della Provvidenza, Zosimo cerca di avvicinarla e vi riesce solo sulla riva di un torrente, ma la sua interlocutrice non consente ad iniziaré ia conversazione prima che il monaco le abbia lanciato il suo mantello per coprire la sua nudità. Dopo essersi reciprocamente benedetti si mettono a pregare e Zosimo vede Maria che levita nell'aria. Il monaco dubita allora di trovarsi di fronte ad una macchinazione diabolica, ma Maria lo tranquillizza chiamandolo per nome. Incitata da lui Maria comincia a raccontare la sua vita.

Giunta al termine del suo racconto autobiografico Maria pregò Zosimo di ritornare l'anno dopo, la sera del giovedí santo in un luogo che ella gli indicò sulle rive del Giordano, per portarle l'Eucarestia. Zosimo fu fedele all'appuntamento e Maria traversò miracolosamente il fiume per raggiungere il monaco. Dopo essersi comunicata ed avere rinnovato l'appuntamento per l'anno successivo nel luogo del primo incontro presso il torrente, Maria riprese la sua marcia nel deserto.

Tornando l'anno dopo sulla riva del torrente Zosimo si credette da principio solo, poi scorse a terra il corpo di Maria morta, rivestito ancora del vecchio mantello da lui datole due anni prima. Una scritta sulla terra gli rivelò alcuni aspetti del mistero: "padre Zosimo sotterra il corpo dell'umile Maria; restituisci alla terra ciò che è della terra, aggiungi polvere a polvere ed in nome di Dio prega per me; sono morta nel mese di pharmouti, secondo gli egiziani, che corrisponde all'aprile dei Romani, la notte della Passione del Salvatore, dopo aver partecipato al pasto mistico".
Zosimo capí che Maria era già morta da un anno, il giorno stesso in cui le aveva dato la s. Comunione. Si mise subito all'opera per seppellire il corpo di lei, ma non aveva altro utensile che un pezzo di legno; aveva appena cominciato a scavare che ebbe la sorpresa di trovarsi a lato un leone che si dimostrò subito in grande familiarità con lui e che in breve tempo, su richiesta del monaco, scavò una fossa sufficiente a deporre Maria. Dopo aver ricoperto di terra il corpo della santa, Zosimo ritornò al suo monastero, dove raccontò tutta la storia all'abbà Giovanni l'egumeno e ai suoi confratelli per loro edificazione.


.



V DOMENICA QUARESIMALE (Santa Maria l'Egiziana)


V DOMENICA QUARESIMALE (Santa Maria L'Egiziana)



LETTURE DELLA DOMENICA

1/04/2012


APOSTOLO: EBREI 9, 11 – 14



Fratelli  ..Cristo invece, apparso come sommo sacerdote de’ futuri beni, essendo venuto,
per mezzo del tabernacolo che è maggiore e più perfetto,
non fatto con mano, cioè non di questa creazione;
e non per sangue di capri e di vitelli; ma per lo suo proprio sangue,
è entrato una volta nel santuario, avendo acquistata 
una redenzione eterna.
Percio', se il sangue dei tori e dei capri, e la cenere della giovenca,
sparsa sopra i contaminati, santifica alla purità della carne;
quanto più il sangue di Cristo, il quale per lo Spirito eterno ha
offerto sè stesso puro d’ogni colpa a Dio, 
purificherà egli la vostra coscienza
dalle opere morte, per servire all’Iddio vivente?


***
VANGELO di MARCO 10, 32-45

Mentr' erano in cammino per salire a Gerusalemme, 
 Gesù andava innanzi a loro,
ed essi erano spaventati, e lo seguitavano con timore.
Ed egli, prese di nuovo da parte i dodici, incomincio a dir loro cio' che stava per accadergli,
dicendo: <<Ecco, noi saliamo in Gerusalemme; e il Figlio dell’uomo sarà dato nelle mani
dei principali sacerdoti, e degli Scribi; ed essi lo 
condanneranno a morte,
e lo metteranno nelle mani dei Gentili; 
 i quali lo scherniranno, e lo flagelleranno,
e gli sputeranno addosso, e l’uccideranno; ma nel terzo 
giorno egli risusciterà>>.
E Giacomo, e Giovanni, figliuoli di Zebedeo si accostarono a lui,
dicendo: <<Maestro, noi desideriamo che tu ci faccia 
cio' che chiederemo>>.
Ed egli disse loro: <<Che volete che io vi faccia? >>.
Ed essi gli dissero: <<Concedici che nella tua gloria, noi sediamo, l’uno alla tua destra, l’altro alla tua sinistra>>.
E Gesù disse loro: <<Voi non sapete cio' che chiedete! 
Potete voi bere il calice il quale io berro',
ed esser battezzati del battesimo del quale io saro' battezzato? >>.
Ed essi gli dissero: <<Si', lo possiamo>>.
E Gesù disse loro: <<Voi certo berrete il calice che io berro',
e sarete battezzati del battesimo del quale io saro' battezzato;
ma, quant’è al sedermi a destra ed a sinistra, 
non stà a me concederlo;
ma sarà dato a coloro a cui è stato preparato>>.
E gli altri dieci, udito cio', presero ad indegnarsi di 
Giacomo e di Giovanni.
Ma Gesù, chiamatili a sè, disse loro: <<Voi sapete come coloro i quali sono ritenuti i capi delle nazioni le tirenneggiano, e come i loro principi delle genti le opprimono.
Ma non sarà cosi' fra voi; ma piuttosto, se uno tra voi 
vuole essere grande, sia vostro servo;
e chiunque fra voi vorrà essere il primo, sia servitore di tutti.
Poichè anche il Figlio dell’uomo non è venuto per esser servito;
ma per servire, e per dar la propria vita in riscatto per molti.




sabato 24 marzo 2012

AVVISO 14/04/ 2014 LITURGIA PASQUALE A ORTONA



PATRIARCATO ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI SACRA ARCIDIOCESI ORTODOSSA D'ITALIA E MALTA
Parrocchia ortodossa di San Tommaso Apostolo
presso chiesa del Purgatorio - Piazza della Repubblica - Ortona
Ὀρθόδοξος Ἐνορία
Константинопольский Патриархат Православная Митрополия в Италии и Мальте
ПРАВОСЛАВНИЙ ПРИХОД
Святого Апостола Фомы
Православна парафія Святого Апостола Фоми
LITURGIA PASQUALE di SAN GIOVANNI CRISOSTOMO

BENEDIZIONE CESTINO (uova, formaggio, ecc)
SABATO :  14/04/2012
ore 9.00 -Confessioni / Исповедь / Сповідь
ore 9.30 -Santa Liturgia / Бож.Литургия / Св'ята Літургія
Per informazioni : Padre Anatoliy tel: 3388772387

mercoledì 21 marzo 2012

IV DOMENICA DI QUARESIMA (GIOVANNI CLIMACO) ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE


IV DOMENICA DI QUARESIMA (GIOVANNI CLIMACO) ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE





















LETTURE DELLA DOMENICA
25/03/2012

APOSTOLO: EBREI 2:11-18


Fratelli   Infatti colui che santifica e quelli che sono santificati, provengono tutti da uno; per la qual ragione egli non si vergogna di chiamarli fratelli, dicendo:

Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli;
in mezzo all'assemblea canterò la tua lode.
E di nuovo: Io confido in Lui.
E ancora: Ecco me e i figliuoli che Dio mi ha data.
Poiché dunque i figliuoli avevano in comune sangue e carne, anch’egli vi ha similmente partecipato, affinché, mediante la morte, distruggesse colui che avea l’impero della morte, cioè il diavolo, e liberasse tutti quelli che per il timor della morte erano per tutta la vita soggetti a schiavitù.
Poiché, certo, egli non viene in aiuto ad angeli, ma viene in aiuto alla progenie d’Abramo.
La onde egli doveva esser fatto in ogni cosa simile ai suoi fratelli, affinché diventasse un misericordioso e fedel sommo sacerdote nelle cose appartenenti a Dio, per compiere l’espiazione dei peccati del popolo.
Poiché, in quanto egli stesso ha sofferto essendo tentato, può soccorrere quelli che son tentati.





VANGELO di Luca 1, 24-38


FRATELLI   Or dopo quei’ giorni, Elisabetta sua moglie rimase incinta;
e si tenne nascosta per cinque mesi, dicendo: << Ecco quel che il Signore ha fatto per me ne’ giorni nei quali ha rivolto a me lo sguardo per togliere la mia vergogna tra gli uomini>>.
Al sesto mese l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città di Galilea detta Nazaret ad una vergine fidanzata ad un uomo chiamato Giuseppe della casa di Davide; e il nome della vergine era Maria.
E l’angelo, entrato da lei, disse: <<Ti saluto, piena di grazia il Signore è con te>>.
Ed ella fu turbata a questa parola, e si domandava che cosa volesse dire un tal saluto.
E l’angelo le disse: <<Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio>>.
Ed ecco tu concepirai nel grembo e darai alla luce un figlio e lo chiamerai Gesù. Egli sarà grande, e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo, e il Signore Iddio gli darà il trono di Davide suo padre, ed egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine.
E Maria disse all’angelo: <<Come avverrà questo, poiché non conosco uomo? >>
E l’angelo, rispondendo, le disse:<< Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua l’ombra ; perciò quello che nascerà sarà chiamato santo, Figlio di Dio>>.
Ed ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia; e lei ch’era ritenura sterile è già al sesto mese; poiché nessuna cosa infatti è impossibile a Dio.
Disse allora Maria: << Ecco, la serva del Signore; si faccia di me secondo la tua parola>>. E l’angelo si allontanò da lei.

domenica 18 marzo 2012

AVVISO 24/03/2012 DIVINA LITURGIA A ORTONA



PATRIARCATO ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI SACRA ARCIDIOCESI ORTODOSSA D'ITALIA E MALTA
Parrocchia ortodossa di San Tommaso Apostolo
Ὀρθόδοξος Ἐνορία
Константинопольский Патриархат Православная Митрополия в Италии и Мальте
ПРАВОСЛАВНИЙ ПРИХОД
Святого Апостола Фомы

Православна парафія Святого Апостола Фоми
Celebrazioni una volta al mese
SABATO : 24/03/2012
ore 9.00 - Confessioni / Исповедь / Сповідь
ore 9.30 - Santa Liturgia / Бож.Литургия / Св'ята Літургія
Per informazioni : Padre Anatoliy tel: 3388772387


sabato 17 marzo 2012

CALENDARIO MESE DI MARZO 2012


MARZO 2012
data
gg.
Descrizione festa e Santi del giorno
1
G
Eudochia martire; Luca il Siciliano
2
V
I° stazione dell'Akatistos; Eutalia di Lentini, Nicola Planà, Theodhoto il Kirineo
3
S
Eutropio martire; Kleonico martire
4
D
I° Domenica di Quaresima (dell' ORTODOSSIA); Gerasimo
5
L
Konon; Clemente ed Eutiche
6
M
Ritrovamento della santa Croce; Martiri di Amorio
7
M
Arcadio e Nestore
8
G
Teofilatto
9
V
II° stazione dell'Akatistos; 40 martiri di Sevastia; Vitale di Enna
10
S
Codrato martire
11
D
II° Domenica di Quaresima (Gregorio Palamas); Sofronio; regina Teodora
12
L
Miracolo di San Teodoro; Simeone il Neo teologo; Gregorio papa; Nicodemo l'umile.
13
M
Niceforo patriarca; Puplio; Vespro del perdono.
14
M
Benedetto.
15
G
Agapio martire, Aristovuto di Bretania;
16
V
III° stazione dell'Akatistos; Sabino beato; Cristodulo
17
S
Alessio uomo di Dio
18
D
III° Domenica di Quaresima ( DELLA CROCE); Cirillo di Gerusalemme
19
L
Crisante e Daria martire.
20
M
Stazione Martiri di San Saba
21
M
Tommaso patriarca di Costantinopoli; Giacomo e Verillo di Catania; Callinico
22
G
Pelagia beata martire, Ettimio nm.
23
V
IV° stazione dell'Akatistos; Nikon di Taormina beato
24
S
Artemon martire; Partenio patriarca;Severo di Catania
25
D
ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE. IV° Domenica di Quaresima (G. Climaco)
26
L
Gabriele Arcangelo
27
M
Eftichios beato; Lidia
28
M
Ilarione beato; Konon
29
G
Il Grande Canone; Marco Arethus
30
V
Inno Akatistos; Giovanni Climaco; Ilario di Otranto
31
S
Ipazio
MARZO 2012


Letture delle Domeniche e Grandi Feste
data
Apostolo
VANGELO
VANGELO
MATTINALE
TONO
4
Ebr. 11,24-26, 32-40
Gv. 1, 44-52
V
Plagale I
11
Ebr. 1, 10- 2,3
Mc. 2, 1-12
VI
Plagale II
18
Ebr. 4, 14-5,6
Mc. 8, 34 - 9,1
VII
Grave
25
Ebr. 2, 11-18
Lc. 1, 24 - 38
Dell' Annunciazione
Plagale IV





venerdì 16 marzo 2012



III DOMENICA DI QUARESIMA DELLA CROCE

<< Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me >> (Gv 12.32)
L'elevazione sulla croce significa e annuncia dell'Ascensione al cielo. Essa ne è l'inizio. Gesù Cristo, l'unico Sacerdote della nuova ed eterna Alleanza, <<non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo..., ma nel cielo stesso, per comparire al cospetto di Dio in nostro favore>>. (Eb 9,24).
La croce è l'unico sacrificio di Cristo, che è il solo <<mediatore tra Dio e gli uomini>> (1 Tim 2,5). Ma poiché nella sua Persona divina incarnata <<si è unito in certo modo ad ogni uomo>> egli offre << a tutti la possibilità di venire in contatto, nel modo che Dio conosce, con il mistero pasquale>>. Egli chiama i suoi discepoli a prendere la loro croce e a seguirlo, poiché patì per noi, lasciandoci un esempio, perché noi ne seguiamo le orme.
Al di fuori della croce non vì è altra scala per salire al cielo.

Oggi, di innamorati del suo regno celeste, Gesù Cristo ne trova molti; pochi invece ne trova a portare la sua croce. Trova molti desiderosi di consolazione , pochi desiderosi della tribolazione; molti disposti a sedere a mensa, pochi disposti a digiunare.
Tutti desiderano godere con lui, pochi vogliono soffrire per lui. Molti seguono Gesù Cristo fino alla distribuzione, pochi invece fino al momento di bere il calice della passione. Molti guardano con venerazioni ai suoi miracoli, pochi seguono l'ignominia della sua croce. Molti amano Iddio fin tanto che non succedono avversità. Molti lo lodano e lo benedicono soltanto mentre ricevono da lui qualche consolazione; ma se Gesù Cristo si nasconde e li abbandona per un poco, cadono in lamentazione e in grande abbattimento.
Invece coloro che amano Gesù Cristo per Gesù Cristo, non già per una qualche consolazione propria, lo benedicono nella tribolazione e nell'angustia del loro cuore, come nel maggior gaudio spirituale. E anche se Gesù Cristo non volesse mai dare loro una consolazione, ugualmente vorrebbero sempre lodarlo e ringraziarlo. Anche se uno si spogliasse di tutte le sue sostanze (Ct. 8,7), non è ancora nulla; anche se facesse grande penitenza, è ancora poca cosa; anche se avesse appreso tanta scienza, egli è ancora ben lungi dalla meta; anche se avesse grande virtù e fervente devozione, ancora gli manca molto; cioè la sola cosa che gli è massimamente necessaria.
Che cosa dunque? Che abbandonato tutto, abbandoni anche sé ed esca totalmente da sé, senza che gli rimanga un briciola di amore per sé, che, dopo aver compiuto tutto quello che riconosco suo dovere, sia persuaso di non aver fatto niente; che non faccia gran conto di ciò che pur possa sembrare grande, ma sinceramente si proclami servo inutile, come dice la Verità stessa: << Quando avrete fatto tutto ciò che vi è stato comandato, dite: siamo servi inutili>> (Lc 17,10).
Allora sì che uno potrà essere davvero povero e nudo spiritualmente e dire col profeta: <<Sono abbandonato e povero>> (Sal 24,16). Ma nessuno è più ricco, nessuno più potente, nessuno più libero di costui, che sa abbandonare se stesso e ogni cosa e porsi all'ultimo posto.

La via maestra della santa Croce

Per molti è questa una parola dura: rinnega te stesso, prendi la tua croce e segui Gesù Cristo (Mt 16,24). Ma sarà molto più duro sentire , alla fine questa parola : <<allontanatevi da me maledetti, nel fuoco eterno (Mt 25,41). In verità coloro che ora accolgono, volenterosamente la parola della croce avranno timore di sentire, in quel momento, la condanna eterna.
Ci sarà nel cielo questo segno, quando il Signore verrà a giudicare. In quel momento si avvicineranno, con grande fiducia, a Cristo giudice di tutti i servi della croce, quelli che in vita si conformano al Croce di Gesù Cristo. Perché, dunque, hai paura di prendere la croce, che è la via per il regno?
Nella croce è la salvezza; nella croce è la vita; nella croce è la difesa dal nemico; della croce è il dono soprannaturale delle dolcezze del cielo; nella croce sta la forza della mente e la letizia dello spirito; nella croce si assommano le virtù e si fa perfetta la santità. Soltanto nella croce si ha la salvezza dell'anima e la speranza della vita eterna.
Prendi, dunque, la tua croce e segui Gesù Cristo; così entrerai nella vita eterna. Ti ha preceduto lui stesso, portando la sua croce (Gv 19,17) ed è morto in croce per te, affinché anche tu portassi la tua croce e desiderassi di essere anche tu crocifisso. Infatti, se sarai morto con lui, con lui e come lui vivrai. Se gli sarai stato compagno nella sofferenza, gli sarai compagno anche nella gloria.


III DOMENICA DI QUARESIMA DELLA CROCE

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15 MARZO 2012


La terza domenica della Grande Quaresima

PATRIARCATO ECUMENICO
SACRA ARCIDIOCESI ORTODOSSA D’ITALIA E MALTA
PARROCCHIA GRECO-ORTODOSSA DI SAN DEMETRIO MEGALOMARTIRE BOLOGNA

Via dé Griffoni, - 40124 Bologna - Italia. Tel. & Fax:             0039.051.271094      

Cari fratelli e care sorelle,
Siamo già arrivati a metà della Grande Quaresima. La terza domenica della Grande Quaresima è un punto di svolta nel cammino verso la Santa Pasqua, sotto diversi punti di vista. In questo contesto, è estremamente significativo il Synaxarion che descrive il senso della festa. Il Triodion, libro liturgico che contiene gli uffici quaresimali, attribuisce a Niceforo Callisto Xanthopulos (XIII sec.), i sinassari che ne spiegano le feste, la loro origine e la loro disposizione nel calendario liturgico. Presentando il tema dominante della terza domenica, Xanthopulos dice: «Oggi celebriamo la festa della venerazione della preziosa e vivificante Croce: poiché durante i quaranta giorni di digiuno noi in qualche modo crocifiggiamo noi stessi, mettendo a morte le passioni che abbiamo in noi, e abbiamo una sensazione di amarezza a causa della nostra negligenza o del nostro scoraggiamento, ecco che viene esposta la vivificante Croce, per rianimarci e sostenerci, per incoraggiarci ricordandoci le Sofferenze del nostro Signore Gesù Cristo. Se il nostro Dio si è lasciato crocifiggere per noi, non dobbiamo forse fare altrettanto per lui? ….. Noi siamo come quelli che, percorrendo un lungo e aspro sentiero, si affaticano, e vedendo un albero rondoso si siedono un momento alla sua ombra e poi, come ringiovaniti, continuano il loro viaggio. Così oggi, in questo tempo di digiuno, di cammino difficile e di sforzo, la Croce vivificante fu piantata in mezzo a noi dai santi Padri per procurarci riposo e ristoro, per renderci leggeri e coraggiosi in vista del compito che resta da fare… Questa resima, ed è paragonata alle acque di Mara a causa della contrizione, dello scoramento e dell’amarezza prodotte in noi dal digiuno: come quando il divino Mosè gettò il suo bastone in mezzo alla sorgente per addolcirne le acque, o come quando Dio ci ha salvato spiritualmente dal Mar Rosso e dal Faraone, così il legno della preziosa e vivificante Croce addolcisce l’amarezza di un digiuno di quaranta giorni e ci consola per questa nuova traversata del deserto, fino a giungere alla Gerusalemme mistica attraverso la sua risurrezione. E poiché la Croce è per noi l’albero della vita, piantato nel paradiso, i santi Padri l’hanno giustamente piantata nel mezzo della santa Quaresima, ricordandoci ad un tempo l’avidità di Adamo e come questa fu annullata per mezzo del nuovo albero, gustando il quale noi non moriamo più, ma siamo tenuti in vita».
Durante il canto del congedo della Divina Liturgia, il Sacerdote, rivestito di tutti i suoi ornamenti, incensa la croce facendo tre volte il giro dell’altare; esce dal santuario portando la croce deposta su un vassoio ornato di fiori sopra la sua testa, preceduto da candele e incenso. Mentre il coro canta il tropario della Croce, il sacerdote depone il vassoio con la Croce su un tavolo posto al centro della navata, incensa di nuovo la croce tre volte girandole intorno, poi inizia la venerazione della Croce con la tripla grande metania, dove ciascuno si prostra per tre volte con la fronte a terra prima di chinarsi sulla croce e baciarla
Alla fine della venerazione della Santa Croce i fiori che la adornano vengono distribuiti ai fedeli e vengono custoditi davanti alla sacra icona della casa, come protezione della famiglia e della casa.
Nella nostra Parrocchia il rito sarà celebrato con un preziosissimo reliquario della Santa Croce, gentilmente prestato per l’occasione della Cattedrale della nostra città.
Buon spirituale.proseguimento
Il Parroco
Archimandrita
Dionisios Papavasileiou san demetrio bo