venerdì 31 agosto 2012

XIII DOMENICA DI MATTEO

XIII DOMENICA DI MATTEO


SAN GIOVANNI IL DIGIUNATORE

Tono IV
Sapientissimo padre Giovanni, santamente adorno della lunga tunica come un secondo Aronne, tu ora contempli il santo dei santi, entrato ormai oltre il secondo velo. 
Quale inesprimibile splendore, trascendente l'intelletto,
hai tu avuto in sorte, o divino decoro dei pontefici!
Sapientissimo padre Giovanni, divenuto simile a Dio per la semplicità dei costumi, stai ora dinnanzi a lui, e ti deifica la divina unione e l'attrazione immutabile, mentre per la purezza dell'intelletto, e lo splendore dell'anima,  ti ricolmi della luce che da lui proviene, o divino e sacratissimo decoro dei  pontefici. 
Padre Giovanni venerabilissimo, allotanandoti dalla tumultuosa confusione del mondo, sei accorso alla quiete di Cristo, o santissimo, e sei davvero divenuto visibilmente ricco dei felicissimi fulgori della divina contemplazione e della pratica, 
e ne hai fatto parte dei fedeli, risplendono per una vita degna di Dio o beatissimo.



LETTURA DELLA DOMENICA 02/09/2012 


APOSTOLO

Dalla lettera di Paolo ai  1 Corinzi 16, 13-24

Fratelli....vigilate, state saldi nella fede, comportatevi da uomini, siate forti. Tutto si faccia tra voi nella carità.  Una raccomandazione ancora, o fratelli: conoscete la famiglia di Stefana, che è primizia dell' Acaia; hanno dedicato se stessi a servizio dei fedeli;  siate anche voi deferenti verso di loro e verso quanti collaborano e si affaticano con loro.  Io mi rallegro della visita di Stefana, di Fortunato e di Acàico, i quali hanno supplito alla vostra assenza;  essi hanno allietato il mio spirito e allieteranno anche il vostro. Sappiate apprezzare siffatte persone.

 Le comunità dell'Asia vi salutano. Vi salutano molto nel Signore Aquila e Prisca, con la comunità che si raduna nella loro casa.  Vi salutano i fratelli tutti. Salutatevi a vicenda con il bacio santo.
 Il saluto è di mia mano, di Paolo.  Se qualcuno non ama il Signore sia anatema. Maranatha: vieni, o Signore!  La grazia del Signore Gesù sia con voi.  Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù!

Vangelo

                                  Matteo 21, 33-42


 Ascoltate un'altra parabola: 

C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò.  Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto.  Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono.  Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo.  Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio!  Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità.  E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero.  Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?».  Gli rispondono: «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: 

«Non avete mai letto nelle Scritture:


La pietra che i costruttori hanno scartata

è diventata testata d'angolo;

dal Signore è stato fatto questo

ed è mirabile agli occhi nostri?

giovedì 23 agosto 2012

XII DOMENICA DI MATTEO

XII DOMENICA DI MATTEO


Santi Adriano e Natalia mm.


Lettura della Domenica

26/08/2012






APOSTOLO

1Corinzi 15,1-11

Fratelli.... vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi,  e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano!

 Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture,  fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture,  e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.  In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli.  Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio.  Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.  Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.







VANGELO

Matteo 19,16-26

 Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». Egli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti».  Ed egli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso,  onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso».  Il giovane gli disse: «Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?».  Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze.

 Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli.  Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli».  A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: «Chi si potrà dunque salvare?».  E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».


sabato 18 agosto 2012

XI DOMENICA DI MATTEO

XI DOMENICA DI MATTEO


San Nicolo' Politi

Lettura della Domenica

19/08/2012

Apostolo

1 Corinzi 9,2-12
Fratelli...  anche se per altri non sono apostolo, per voi almeno lo sono; voi siete il sigillo del mio apostolato nel Signore.  Questa è la mia difesa contro quelli che mi accusano.  Non abbiamo forse noi il diritto di mangiare e di bere?  Non abbiamo il diritto di portare con noi una donna credente, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa?  Ovvero solo io e Barnaba non abbiamo il diritto di non lavorare?
 E chi mai presta servizio militare a proprie spese? Chi pianta una vigna senza mangiarne il frutto? O chi fa pascolare un gregge senza cibarsi del latte del gregge?  Io non dico questo da un punto di vista umano; è la Legge che dice così.  Sta scritto infatti nella legge di Mosè: Non metterai la museruola al bue che trebbia. Forse Dio si dà pensiero dei buoi?  Oppure lo dice proprio per noi? Certamente fu scritto per noi. Poiché colui che ara deve arare nella speranza di avere la sua parte, come il trebbiatore trebbiare nella stessa speranza.  Se noi abbiamo seminato in voi le cose spirituali, è forse gran cosa se raccoglieremo beni materiali?  Se gli altri hanno tale diritto su di voi, non l'avremmo noi di più? Noi però non abbiamo voluto servirci di questo diritto, ma tutto sopportiamo per non recare intralcio al vangelo di Cristo.



Vangelo

Matteo 18,23-35
 A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi.  Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti.  Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito.  Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa.  Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.  Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi!  Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito.  Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
 Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto.  Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato.  Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?  E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto.  Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».





venerdì 10 agosto 2012

13 AGOSTO SAN MASSIMO IL CONFESSORE

SAN MASSIMO IL CONFESSORE



San Massimo il Confessore




Apostolo

Efesini 6,10-17

Fratelli  ..... per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.
Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio.




Vangelo


Luca 12,8-12

Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».






Nacque a Costantinopoli da nobile famiglia verso il 580. Ricevette un’accurata formazione e prestò servizio presso la corte imperiale.
Nel 613 si ritirò nel monastero di Crisopoli. Successivamente lo ritroviamo in Africa, dove si oppose ai documenti sull’unica energia o volontà in Cristo con i quali gli imperatori di Costantinopoli cercavano di venire incontro ai monofiti mettendo a rischio l’integrità della natura umana di Gesù. Nel 645 sostenne a Cartagine un pubblico dibattito che si concluse con la sua piena vittoria. Si spostò poi a Roma dove partecipò al concilio lateranense che riaffermò la dottrina delle due energie o volontà in Cristo. Per reazione l’imperatore fece arrestare e trasferire in Oriente
 tanto papa Martino I che Massimo.
Giudicati colpevoli, furono ambedue condannati. Massimo morì dopo crudeli torture nel 662. Nel 680 il concilio ecumenico di Costantinopoli riabilitò solennemente la sua memoria.


San Massimo è detto “il Confessore” perché seppe fieramente difendere l’ortodossia cristiana, con la parola, con gli scritti, con la vita, contro il monotelismo (teoria religiosa elaborata nel VII secolo in seno alla Chiesa bizantina; riconosceva le due nature di Cristo, ma affermava che in lui, la volontà divina predominava su quella umana).
Nacque nel 580 a Costantinopoli da nobile famiglia, forse imparentata con l’imperatore Eraclio; ebbe una buona educazione culturale e solida preparazione e ben presto occupò una posizione rilevante nella corte imperiale, diventando un importante funzionario.
Ad un certo punto però lasciò gli incarichi, se ne ignora il perché e abbandonata la vita politica, si ritirò nel monastero di Crisopoli; gli è stato attribuito il titolo di abate, ma deve intendersi come segno di rispetto e non di conduzione della comunità.
A causa dell’invasione persiana del 626, che minacciava la capitale dell’impero bizantino, Massimo si allontanò dal monastero situato vicino al Bosforo e andò prima a Creta, poi a Cipro e infine in Africa, dove cominciò a conoscere la nuova eresia del monotelismo, che si andava diffondendo.
Si trovò immerso nelle dispute teologiche del tempo, che agitavano l’ortodossia cristiana, sfociando spesso in eresie, più o meno condannate da Concili, dal papa di Roma, da vescovi con idee contrapposte; ne nominiamo qualcuna senza approfondirne il pensiero, perché lo spazio consentito è poco: dottrina nestoriana, monofisita, origenista, platonismo, apocatastasi; a tutte queste si sovrappose una teoria del vescovo di Alessandria, Ciro di Faside, il quale volendo far chiarezza e raggiungere l’unione dei credenti, affermò che Cristo con una sola operazione teandrica, operava tanto le azioni divine che le azioni umane.
Massimo s’impegnò nelle controversie facendo sentire il peso della sua autorità di teologo sia in Africa sia in Oriente e a Roma; bisogna dire che all’epoca dell’impero bizantino, queste dispute teologiche soprattutto sulla natura divina e umana di Cristo, si intrecciavano ad interessi politici, per cui venivano coinvolti vescovi e autorità civili, fino alle persone dell’imperatore e dell’imperatrice, scatenando anche vere e proprie persecuzioni; questo l’ambiente in cui Massimo fu costretto a muoversi.
Nel 638 l’imperatore Eraclio (575-641) emanò un decreto religioso (Ecthesis) a favore della teoria del monotelismo (questo fa capire come l’autorità imperiale d’Oriente, fosse impegnata a guidare la religione nel vasto impero, lontano dall’autorità diretta del papa di Roma).
Ci fu chi l’accettò e chi invece la contestò e in questo quadro s’inserisce la famosa “disputa con Pirro” di Massimo; Pirro era il vescovo di Costantinopoli costretto a fuggire in Africa per gli intrighi di corte che portarono sul trono Costante II (642-668) e a Cartagine in Africa, davanti al prefetto e a molti vescovi, ebbe luogo nel 645 la disputa fra i due teologi, un tempo ambedue monaci di Crisopoli; Pirro sopraffatto dalle argomentazioni di condanna del monotelismo di Massimo, si dichiarò vinto.
Il successo ottenuto da Massimo, indusse molti vescovi a convocare dei sinodi e nel 646 l’eresia venne condannata.
Massimo poi lasciò l’Africa e si spostò a Roma presso la Sede Apostolica, dove si convinse sempre più, che la Chiesa di Roma era l’unica e solida base e fondamento di tutte le Chiese della terra, per il mandato ricevuto da Cristo. 
Come teologo del papa continuò la sua opera contro il monotelismo, che sebbene condannato più volte, anche per i suoi personali interventi, continuava a dilagare con l’appoggio dell’imperatore Costante II.
Fu accanto a papa Teodoro (642-649) e poi a papa s. Martino I (649-655), il quale rimase vittima della persecuzione scatenata dall’imperatore, fu condotto prima prigioniero a Costantinopoli, poi processato nel 653 e inviato in esilio nel Chersoneso dove morì dopo due anni.
Anche a Massimo toccò uguale sorte, pur essendo il più grande teologo del tempo, fu fatto prigioniero a Roma e nel 653 fu condotto a Costantinopoli, dove nel 655 subì un processo i cui Atti sono arrivati fino a noi, ed ebbe la condanna dell’esilio a Byzia nella Tracia; l’anno successivo subì un altro processo e fu esiliato a Perberis ai confini dell’impero.
Un terzo processo l’ebbe nella primavera del 662 a Costantinopoli, davanti al prefetto e ad un Sinodo e giacché rifiutò di accettare il ‘Typus’ (decreto di Costante II sulle verità di fede in discussione), insieme ai suoi due discepoli, Anastasio monaco e Anastasio apocrisario, fu sottoposto alla flagellazione, fu loro amputata la mano destra e mozzata la lingua e infine esiliati a vita sulle coste orientali del Mar Nero nella Colchide.
A giugno 662 raggiunsero la loro meta, ma sfiniti dal lungo viaggio e dai maltrattamenti subiti e feriti dai supplizi, il 24 luglio morì Anastasio monaco; il 13 agosto all’età di 82 anni, morì anche Massimo nella fortezza di Schemaris a Lazica e l’11 ottobre del 666 morì anche l’altro Anastasio.
Grande scrittore di quell’epoca, spaziò dalla morale all’ascetica, dalla dottrina mistica a quella tradizionale, teologo insigne, filosofo con la terminologia aristotelica; il punto centrale del suo pensiero fu Cristo, di cui contemplò profondamente i misteri, per difenderne l’integrità della natura umana.
Nel secolo XVIII ai piedi della fortezza di Schemaris, esisteva un monastero di S. Massimo che custodiva il suo sepolcro.
La festa di s. Massimo “il Confessore” e dei suoi due discepoli Anastasi, si celebra il 13 agosto

X DOMENICA DI MATTEO


X DOMENICA DI MATTEO



FOZIO m.
                                                                            ANICETO m.





LETTURA DELLA DOMENICA

12/08/2012

Apostolo

1 Corinzi 4,9-16

Fratelli .... ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all'ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini.  Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati.  Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo schiaffeggiati, andiamo vagando di luogo in luogo,  ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo;  calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi.
 Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi.  Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il vangelo.  Vi esorto dunque, fatevi miei imitatori!



Vangelo


Matteo 17,14-23

 Appena ritornati presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo  che, gettatosi in ginocchio, gli disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell'acqua;  l'ho già portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo».  E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui».  E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito.
 Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?».  Ed egli rispose: «Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile.  [Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno]».
 Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: «Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini  e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.



giovedì 2 agosto 2012

IX DOMENICA DI MATTEO


IX  DOMENICA DI MATTEO


LETTURA DELLA DOMENICA

05/08/2012


APOSTOLO

1  Corinzi 3,9-17
 Fratelli ....siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l'edificio di     Dio.

 Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce.  Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo.  E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia,  l'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno.  Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa;  ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco.  Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?  Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.



VANGELO

Matteo 14,22-34
 Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla.  Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.

 La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario.  Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare.  I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: «È un fantasma» e si misero a gridare dalla paura.  Ma subito Gesù parlò loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura».  Pietro gli disse: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque».  Ed egli disse: «Vieni!». Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù.  Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!».  E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
 Appena saliti sulla barca, il vento cessò.  Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!».
 Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret.