sabato 26 gennaio 2013

SAN GIOVANNI CRISOSTOMO

SAN GIOVANNI CRISOSTOMO




Educato dalla madre, S. Antusa, Giovanni (nato ad Antiochia, probabilmente nel 349) negli anni giovanili condusse vita monastica in casa propria. Poi, mortagli la madre, si recò nel deserto e vi rimase per sei anni, dei quali gli ultimi due li trascorse in solitario ritiro dentro una caverna, a scapito della salute fisica. Chiamato in città e ordinato diacono, dedicò cinque anni alla preparazione al sacerdozio e al ministero della predicazione. Ordinato sacerdote dal vescovo Fabiano, ne diventò zelante collaboratore nel governo della chiesa antiochena. La specializzazione pastorale di Giovanni era la predicazione, in cui eccelleva per doti oratorie e per la sua profonda cultura. Pastore e moralista, si mostrava ansioso di trasformare il comportamento pratico dei suoi uditori, più che soffermarsi sulla esposizione ragionata del messaggio cristiano.

Nel 398 Giovanni di Antiochia - il soprannome di Crisostomo, cioè, Bocca d'oro, gli venne dato tre secoli dopo dai bizantini - fu chiamato a succedere al patriarca Nettario sulla prestigiosa cattedra di Costantinopoli. Nella capitale dell'impero d'Oriente Giovanni esplicò subito un'attività pastorale e organizzativa che suscita ammirazione e perplessità: evangelizzazione delle campagne, creazione di ospedali, processioni anti-ariane sotto la protezione della polizia imperiale, sermoni di fuoco con cui fustigava vizi e tiepidezze, severi richiami ai monaci indolenti e agli ecclesiastici troppo sensibili al richiamo della ricchezza. I sermoni di Giovanni duravano oltre un paio d'ore, ma il dotto patriarca sapeva usare con consumata perizia tutti i registri della retorica, non certo per vellicare l'udito dei suoi ascoltatori, ma per ammaestrare, correggere, redarguire. Predicatore insuperabile, Giovanni mancava di diplomazia per cautelarsi contro gli intrighi della corte bizantina. Deposto illegalmente da un gruppo di vescovi capeggiati da quello di Alessandria, Teofilo, ed esiliato con la complicità dell'imperatrice Eudossia, venne richiamato quasi subito dall'imperatore Arcadio, colpito da varie disgrazie avvenute a palazzo. Ma due mesi dopo Giovanni era di nuovo esiliato, dapprima sulla frontiera dell'Armenia, poi più lontano, sulle rive del Mar Nero.
Durante quest'ultimo trasferimento, il 14 settembre 407, Giovanni morì. Dal sepolcro di Comana, il figlio di Arcadio, Teodosio il Giovane, fece trasferire i resti mortali del santo a Costantinopoli, dove giunsero la notte del 27 gennaio 438, tra una folla osannante. Dei numerosi scritti del santo ricordiamo il volumetto “Sul sacerdozio”, un classico della spiritualità sacerdotale.







LA DIVINA LITURGIA DI 
  
S. GIOVANNI CRISOSTOMO 

Il testo di celebrazione eucaristica più in uso nella Chiesa Bizantina E'  la Liturgia detta di S. Giovan
  ni Crisostomo (sec. IV). 
L'attuale formulario costituisce il risultato di una lunga evoluzione,  fissata definitivamente nel secolo XI. 
Oggi è regolarmente adoperato in tutte le  Chiese ortodosse (Costantinopoli, Grecia, Cipro, Russia, Romania, Bulgaria, Serbia,  ecc.) e nelle Chiese orientali cattoliche di  tradizione bizantina (Melchita, Ucraina, Romena, Bulgara, Russa, ecc.). E' stata tradotta nel corso del tempo in moltissime lingue: anticamente in slavo, siriaco, arabo, più modernamente in romeno, inglese, italiano, giapponese, albanese ecc. 
Anche la Chiesa italo-albanese di Calabria e di Sicilia, usa questo formulario, tradotto pure nel locale dialetto italo-albanese. 
Così è utilizzato in questa chiesa di s. Atanasio dei Greci in Roma fin dal 1582 quando fu consacrata da papa Gregorio XIII  
Lo schema della "Divina Liturgia" (è questo il nome usato dalla Chiesa Bizantina per indicare la celebrazione eucaristica) E' sostanzialmente analogo a quello della "S. Messa" della Chiesa Latina e si compone di: 

I Protesi o rito di preparazione 

Questa parte è determinata dalla necessità di preparare opportunamente il pane necessario per la celebrazione; (il pane utilizzato Ë normale pane lievitato). Essa si svolge mentre il popolo canta la grande Dossologia, il sacerdote, primo celebrante, assieme al diacono, prepara su un altare laterale quanto serve per la celebrazione, con un rito attualmente complesso. La disposizione del Pane sulla patena, con l'Amnos (l'agnello del sacrificio) posto al centro, con le altre particole costituisce l'espressione liturgica della comunione ecclesiale attorno a Cristo, comunione che, con la menzione degli angeli, dei Santi dell'A.T. e del N.T., dei fedeli defunti e dei viventi, comprende la totalità della Chiesa, la stretta connessione tra Chiesa celeste e Chiesa terrestre.

II Liturgia della parola 

Questa parte comprende la grande litania di pace (Irinik), il canto di tre salmi (Antifone), la processione con il Vangelo (Isodos), le letture (Epistole o Atti degli Apostoli, e Vangelo), l'omelia. 
La processione con il Vangelo di tutti i concelebranti costituisce l'elemento visivo caratterizzante questa parte: il Vangelo portato in mezzo al popolo. 

III Liturgia dei fedeli. 

Ha inizio con una processione con cui si trasportano sull'altare i Sacri Doni (Pane e Vino preparati nel rito della Protesi). Comprende: una litania, l'abbraccio di pace, la professione di fede o recita del Credo, l'Anafora o Prece Eucaristica (la celebrazione  della storia della salvezza, l'istituzione dell'Eucaristia, l'Anamnesi, l'Epiclesi, altre intercessioni...) 
Questa parte è caratterizzata dalla grande preghiera epicletica: <<Signore Dio nostro, Ti offriamo questo culto spirituale ed incruento; e Ti invochiamo, Ti preghiamo e Ti supplichiamo: manda il Tuo Santo Spirito su di noi e sopra i doni qui presenti. E fa di questo Pane il prezioso corpo del Tuo Cristo; e fa di ciò che è in questo calice il prezioso sangue del Tuo Cristo>>. 
Il segno di pace si dà prima della recita del Credo dopo il seguente invito del diacono: 
"Amiamoci gli uni gli altri affinché in uniti di spirito professiamo la nostra fede" in relazione a quanto ha detto il Signore: "Se stai presentando la tua offerta sull'altare e 
lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e vai prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono" (Mt. 5,23-24). 

IV Partecipazione alla Comunione. 

Questa parte comprende: una litania, la recita del Padre Nostro, la frazione del Pane, la comunione al Corpo ed al Sangue di Cristo, il congedo. 

V Distribuzione dell'antidoron. 

Il resto del pane da cui è stata presa la parte che è servita per la Messa, viene benedetto 
durante l'anafora e distribuito ai presenti. Un tempo si dava soltanto a coloro che non 
avevano potuto partecipare all'Eucarestia; oggi lo ricevono tutti i presenti. 

* * * 

Una chiesa bizantina è caratterizzata da un tipico elemento architettonico, la parete di distinzione tra l'altare e la navata: l'iconostasi, in cui si aprono tre porte, chiuse al di fuori delle celebrazioni, durante l'intera anafora, e durante la comunione dei celebranti. L'iconostasi e' simbolo della distinzione tra cielo e terra; la chiusura delle tende durante i momenti più sacri della celebrazione simboleggia l'impenetrabilità del mistero divino. 
La Liturgia Bizantina è sempre cantata, presuppone normalmente la presenza di un diacono che propone l'intenzione delle preghiere al popolo, in un continuo alternarsi con esso. 
Usanza normale della Chiesa Bizantina è la concelebrazione da parte di più sacerdoti, 
determinata anche dal fatto che la tradizione bizantina ammette una sola Liturgia quotidiana. 
Una è la Liturgia, uno è l'Altare su cui viene celebrata, una è la comunità che attorno ad esso e durante essa si riunisce in ulteriore segno di comunione e fratellanza.

Nel testo di questa Liturgia sono state usate queste sigle: 
P. = Popolo 
S. = Sacerdote 
D. = Diacono 
C. = Cantore solista. 








 ricerche fatte sul web


Divina Liturgia

La Divina Liturgia è nata nel IV a opera fondamentalmente di San Giovanni Crisostomo e di San Basilio, che danno il nome alle due forme in cui viene celebrata.
La celebrazione dura complessivamente un’ora e mezza.
La Divina Liturgia equivale nella sostanza e nel significato alla celebrazione della santa Messa. E’ anzi uno dei riti con cui la Chiesa Cattolica celebra la S. Messa, insieme con il rito romano e con il rito ambrosiano. A parte determinate caratteristiche elencate sotto, fondamentalmente, la struttura è la stessa della Santa Messa: dopo le preghiere iniziali costituite da tre antifone alternate a brevi litanie, si procede con la lettura dell’epistola, l’alleluja e la lettura del Vangelo a cui segue l’omelia


Divina Liturgia di rito Bizantino



E' celebrata nei Patriarcati di Costantinopoli, Alessandria, Antiochia, Gerusalemme, Russia, Serbia, Romania, Bulgaria, Georgia, nelle Chiese di Cipro, Grecia, Polonia, Albania, Rep. Ceca, Slovacchia, America, Monte Sinai, Finlandia, Giappone.
Essendo nata nel IV secolo, essa è espressione della Chiesa indivisa: viene celebrata correntemente dalla Chiesa ortodossa russa, ma è anche uno dei riti in cui la Chiesa cattolica celebra la liturgia; la Chiesa cattolica di rito bizantino è presenta in particolare in Ucraina.
La differenza sostanziale tra le due è che S.Giovanni Crisostomo propone l’anafora (cioè la parte centrale della celebrazione eucaristica) secondo le preghiere antiochene degli Apostoli, mentre la formule liturgiche dell’anafora di S.Basilio sono più recenti e più lunghe




Divina Liturgia in rito bizantino slavo

Le celebrazione della Divina Liturgia in rito bizantino-slavo è una delle opere ecumeniche più significative di Russia Cristiana.
In essa sono impegnati, oltre ai celebranti (sacerdote, diacono) anche il coro, i chierici, e altre persone che svolgono funzioni di servizio, come la distribuzione dei libretti che consentono ai presenti di seguire la celebrazione.
La celebrazione viene svolta in slavo antico, tranne che nelle litanie e nelle letture.




Origini storiche


La nascita del rito bizantino si deve a San Basilio e a San Giovanni Crisostomo, padri della Chiesa del IV secolo; la Divina Liturgia in rito-bizantino slava viene celebrata ancora oggi nelle due forme che prendono il nome appunto dai due padri orientali.
Fu proprio durante l’episcopato di S.Giovanni Crisostomo che Bisanzio divenne un punto di riferimento per la forma liturgica orientale; S.Giovanni Crisostomo diede un impulso decisivo alla nascita della Divina Liturgia.
La forma di San Basilio viene celebrata in alcuni momenti e/o feste specifici dell’anno liturgico, per esempio in quaresima; la struttura e lo svolgersi della celebrazione è uguale nelle due forme.
Dopo i primi anni, in cui la forma liturgica fu soggetta a frequenti evoluzioni, la Divina Liturgia in rito bizantino (nella due forme di cui si è detto) rimase fondamentalmente inalterata nei secoli; essendo nata nel IV secolo essa appartiene alla tradizione della Chiesa indivisa.
Il rito si diffuse presso le popolazioni slave nel IX secolo grazie agli apostoli Cirillo e Metodio “gli apostoli degli slavi”, che crearono con il “cirillico” un alfabeto che ne esprimesse la lingua, consentendo loro la nascita e il mantenimento di un’identità culturale; questo è un fatto del tutto significativo tant’è che le popolazioni che non accettarono l’evangelizzazione di fatto sparirono dalla storia anche come entità etnica.
Il cirillico rese così accessibili a tali popolazioni la lingua greca da cui appunto derivava il rito.
Certamente l’evento che portò al rapido sviluppo del rito nel mondo orientale è stato il battesimo di quella che oggi chiamiamo Russia nel 988 ad opera del principe Vladimir di Kiev.
Significativo è il famoso racconto dell’adozione del rito in Russia: la delegazione inviata dal principe Vladimir nel 987 a Costantinopoli per “esaminare la fede greca” descrisse l’incontro avvenuto con espressioni che ne sottolinearono da subito la potente connotazione estetica: “giacché”, riferirono i delegati, “non sapevamo se fossimo in cielo o in terra. Poiché sulla terra non esiste splendore o una tale bellezza e noi siamo del tutto inadeguati a descriverli. Sappiamo solo che il Signore si ferma lì tra gli uomini e il loro servizio è più luminoso delle cerimonie delle altre nazioni. Per questo non possiamo dimenticarne la bellezza”.
“Cielo in terra”, un’espressione classica che deriva direttamente dal primo comunitario liturgico (730 ca:) del Patriarca san Germano I di Costantinopoli.
Nel 1054 la cristianità assistette con dolore alla divisione tra la Chiesa occidentale e la Chiesa orientale bizantina.
Tra le cause di questo scisma un peso fondamentale ebbero questioni politiche e di potere, legate anche alle vicende dell’impero romano; Teodosio il Grande, che morì nel 395, fu l'ultimo imperatore a regnare su un impero unito; dopo la sua morte, l'impero fu diviso in due metà, occidentale ed orientale, ognuna con il suo distinto imperatore.
Altre questione teologiche, legate al filioque o ad altre norme giuridiche, possono essere ricordate come ulteriori motivi di divisione che da sole però non possono rendere ragione di uno scisma così grave.
L’unione di Brest fu la decisione , presa dalla Metropolia di Kiev, tra il 1595 e il 1596, di rompere le relazioni con il Patriarcato di Mosca e sottomettersi alla giurisdizione del papa di Roma.
All'epoca, questa chiesa comprendeva gran parte degli ucraini e dei bielorussi, sotto il dominio della Confederazione Polacco-Lituana. I vertici della Chiesa di Kiev si unirono in sinodo nella città di Brěst e composero i 33 articoli dell'Unione, che furono accettati dal Pontefice romano. Inizialmente l'Unione ebbe successo, ma nei decenni successivi perse gran parte del sostegno iniziale, principalmente a causa della persecuzione dell'Impero russo anche se nella Galizia austriaca la Chiesa sopravvisse e rimase forte nei secoli successivi, dando origine alla Chiesa greco-cattolica ucraina.
La denominazione comunemente usata per indicare le chiese che riconoscono l'autorità papale, i dogmi e il catechismo cattolico ma conservano la liturgia bizantina, molto simile a quella praticata dalla Chiesa ortodossa, secondo una formula già indicata dal Concilio di Firenze sono dette Chiese uniate ( che nella mentalità delle popolazioni interessate ha assunto una connotazione negativa)
In particolare prende il nome di Chiesa unita quella sorta in seguito all'Unione di Brest nell'ambito dell'Unione tra il regno di Polonia e il Granducato di Lituania.
L'Unione di Lublino nel 1569 aveva comportato uno stretto vincolo tra il Regno di Polonia (che era cattolico) oltre che alla Lituania propriamente detta (anch'essa cattolica) anche ai territori da quest'ultima dipendenti, abitate da popolazioni slave di religione greco-ortodossa. Il compromesso fu appunto di ottenere un'unità religiosa nell'ambito dell'obbedienza romana, mantenendo però i rituali bizantini.
In seno alla Chiesa cattolica, in modo ricorrente, nacque, però una diffidenza per la Chiesa unita. In particolare i gesuiti, che pure con Piotr Skarga avevano difeso la Chiesa unita, si impegnarono per riportare nell'ambito del rito latino i cattolici di quei territori.
Analogamente nel corso del XVII secolo i cristiani orientali che dimoravano nei territori soggetti al Regno di Ungheria adottarono sostanzialmente la stessa formula: dogmi cattolici, obbedienza al papa di Roma, ma conservazione del rito bizantino: nel 1646 gli ortodossi della Rutenia subcarpatica e nel 1698 quelli della Transilvania
Il termine Chiesa unita venne da allora usato per indicare i cattolici della Chiesa greco-cattolica rutena oltre a quelli della Chiesa greco-cattolica ucraina, e a volte veniva applicato a tutti i cattolici di rito orientale delle 15 chiese di rito bizantino.
Roma nel 1927 incaricò la loro Congregazione per le Chiese orientali di elaborare un codice canonico per loro riservato.
Il termine uniate in alcune lingue e in alcune culture aveva, però, assunto una valenza spregiativa e i documenti del Concilio Vaticano Secondo lo evitano accuratamente


Riconciliazione


Un evento storico di grande rilevanza ebbe luogo il 5 gennaio 1964, quando il patriarca Atenagora I e papa Paolo VI si incontrarono a Gerusalemme: il loro "abbraccio di pace" e la loro dichiarazione di riconciliazione furono il primo atto ufficiale congiunto delle due chiese dallo scisma del 1054. La Dichiarazione comune Cattolico-Ortodossa del 1965 fu letta contemporaneamente il 7 dicembre 1965 in un incontro pubblico nell'ambito del Concilio Vaticano II a Roma ed in occasione di una cerimonia speciale a Costantinopoli: precisò che lo scambio di scomuniche del 1054 era fra le persone interessate e non fra le Chiese, e che tali censure non intendevano rompere la comunione ecclesiastica fra le sedi di Roma e di Costantinopoli. Questi grandi eventi non pongono però fine allo Scisma d’Oriente-Occidente, ma senz’altro mostrano il desiderio di una maggiore riconciliazione fra le due chiese.
Le visite reciproche, senza precedenti, del Papa e del Patriarca sono il risultato dell’avvenuta eliminazione di molti ostacoli storici, che ha portato ad una ripresa del dialogo fra le due chiese, per la prima volta dopo 900 anni: questi eventi storici sono altri importanti segni di speranza nella strada di risoluzione del problema del Grande Scisma.
Il 27 novembre 2004, per "promuovere l'unità dei Cristiani", papa Giovanni Paolo II restituì le reliquie dei patriarchi Giovanni Crisostomo e Gregorio Nazianzeno a Costantinopoli. I resti di Giovanni Crisostomo furono presi come bottino di guerra da Costantinopoli dai Crociati nel 1204, e molti ritengono che anche le spoglie di Gregorio Nazianzeno abbiano subito la medesima sorte, anche se la Santa Sede sostiene che le ossa del secondo santo furono portate a Roma da monaci bizantini nell'VIII secolo
Il patriarca ecumenico Bartolomeo I, insieme con altri capi delle Chiese autocefale orientali, ha presenziato ai funerali di papa Giovanni Paolo II, l'8 aprile 2005. Questa fu la prima occasione dopo molti secoli nella quale un patriarca ecumenico ha assistito ai funerali di un papa, ed è considerata da molti un serio segno della ripresa del dialogo verso la riconciliazione.
Nel corso del suo viaggio pastorale in Turchia, il 30 novembre 2006, papa Benedetto XVI ha incontrato il patriarca Bartolomeo I, firmando una dichiarazione congiunta e ribadendo la necessità del dialogo fra le due Chiese

Struttura della Divina Liturgia


La Liturgia bizantina consta di tre parti: Preparatione, Liturgia dei catecumeni, Liturgia dei fedeli.
Quindi si riconoscono quindi nella Divina Liturgia le due parti fondamenti della Liturgia della parola e della Liturgia eucaristica
Ma prima viene celebrata in segreto preliminarmente, la Proskomidia, presso un piccolo altare laterale dal Sacerdote e dal Diacono: è la preparazione dei Santi Doni, il pane e il vino.

Preparazione


Dopo le preghiere iniziali e la vestizione, il sacerdote e il diacono si recano all’altare della Protesi e preparano i Santi Doni (il pane ed il vino). Alla fine, il sacerdote copre i vasi con i Sacri Veli.

Liturgia dei catecumeni

La liturgia dei Catecumeni (che comprende riti di ingresso e la Liturgia della Parola) consta: All’altare tre preghiere sacerdotali, accompagnate da tre litanie, si alternano con tre antifone. Segue il Piccolo ingresso: Gesù Maestro, simboleggiato dal Vangelo portato processionalmente, entra nel mondo. Vengono poi cantati i Tropari che commemorano la festa o i santi del giorno; il Trisagio (inno “Tre volte santo”), l’Epistola, preceduta e seguita da versetti (Prokimen), e il Vangelo. Dopo il Vangelo seguono alcune litanie.


Liturgia dei fedeliIl sacerdote dispiega l’Antiminsio. Al Grande ingresso il sacerdote e il diacono portano processionalmente all’altare il disco e il calice, mentre il coro canta l’Inno dei cherubini. Simboleggia l’ingresso nel mondo di Gesù vittima e sacerdote. Seguono una litania, l’abbraccio di pace (quando vi sono più sacerdoti concelebranti) ed il Credo, durante il quale si toglie il velo dai Santi Doni. Segue la Liturgia eucaristica propriamente detta, che culmina nella consacrazione. Si ricordano quindi i defunti e i viventi. Una litania precede il Padre Nostro. Il pane consacrato viene immesso nel calice. Seguono: Comunione, Ringraziamento e Benedizione. Si termina distribuendo il pane benedetto (Antidoro).

Per la liturgia dei fedeli, la cui parte centrale, è la preghiera eucaristica, con il Padre Nostro e la Comunione.




Caratteristiche della Divina Liturgia




1) Iconostasi - nelle chiese di rito bizantino, il Presbiterio è diviso dal resto della navata da una parete su cui, secondo schemi precisi, sono disposte le icone del Cristo, della Madre di Dio, del Santo a cui è dedicata la chiesa ed altre. Questa parete, detta Iconostasi, è qui simboleggiata dalle icone del Cristo Salvatore e della Madre di Dio.
2) Canto - la Divina Liturgia è sempre interamente cantata, per dare solennità al Mistero della Salvezza che vi si rinnova. Nella tradizione della Chiesa russa, non sono usati strumenti musicali. Anche qui è presente un coro che, a nome di tutti, risponderà alle invocazioni dei sacerdotali e diaconali.

3) 
Litanie – durante la celebrazione viene fatto ampio uso della preghiera litanica.
Le litanie vengono sempre intonate dal Diacono, il popolo risponde Gòspodi pomìlui (Signore pietà), oppure, nelle litanie di supplica, Podài Gòspodi (Signore concedi):per mezzo di tali preghiere il popolo di Dio insistentemente presenta al Signore tutte le proprie necessità.
Tutti noi siamo invitati a partecipare soprattutto con l'ascolto, e con semplici gesti, quali l'inchino e il segno della Croce.
4) L'inchino - Abitualmente, si partecipa alla Divina Liturgia stando in piedi: in segno di riverenza (ad esempio in risposta all'incensazione o alle benedizioni del Presbitero) si fa un inchino, accompagnato dal segno della Croce.
5) Segno della Croce – Anche se non esiste una regola fissa che indichi quando segnarsi: ciascuno è invitato a farlo in risposta alle benedizioni (ad esempio "Pace a tutti"), quando è nominata la Santissima Trinità, oppure come adesione personale a una particolare intenzione proposta nelle preghiere.
6) Incenso Il frequente uso dell’incenso sia durante la proscomidia che all’ interno della celebrazione vera e propria l’incenso è il segno dell’omaggio reso alla Divinità; per questo il Diacono incensa l’altare, le immagini sacre, la chiesa, il Sacerdote e anche tutti i presenti: anche noi, creati ad immagine e somiglianza di Dio, partecipiamo della Sua divinità e siamo degni di ricevere tale omaggio




SAN GIOVANNI CRISOSTOMO: È stato reso noto nei giorni scorsi il testo di una lettera a tutti i fedeli di Papa Benedetto XVI sulla figura di San Giovanni Crisostomo, nel 16mo centenario della morte. Il grande padre della Chiesa orientale era già stato commemorato a Bologna in occasione della tre giorni del clero. Il 13 novembre, nel giorno in cui si celebra la sua memoria nel calendario ortodosso, abbiamo raccolto la testimonianza del diacono Enrico Morini, docente di storia della Chiesa orientale  Università di Bologna.


http://www.bologna.chiesacattolica.it/12porte/puntate/2007/2007_11_15/

siti per scaricare la Divina Liturgia nelle varie lingue

Collegamenti http://www.ortodossiatorino.net/testi/2-preghiera/pdf-diretti/Divina%20Liturgia%20di%20San%20Giovanni%20Crisostomo.pdf









Domenica 27/01/2013

DOMENICA 27/01/2013


SAN GIOVANNI CRISOSTOMO


Apolitikion


La grazia della tua bocca, che come torcia rifulse, ha illuminato tutta la terra, ha deposto nel mondo tesori di generosità,   e ci ha mostrato la sublimità dell’umiltà.  Mentre dunque  ammaestri  con le tue parole,     o Padre  Giovanni Crisostomo,  intercedi presso il   Verbo,   Cristo  Dio, per  la salvezza delle anime nostre.





Apostolo


Ebrei 7,26-8,2

Fratelli.... a noi infatti occorreva un tale sommo sacerdote, che fosse santo, innocente, immacolato, separato dai peccatori ed elevato al di sopra dei cieli,  che non ha bisogno ogni giorno, come quei sommi sacerdoti, di offrire sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché egli ha fatto questo una volta per tutte, quando offerse se stesso.  La legge infatti costituisce come sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza, ma la parola del giuramento, che viene dopo la legge, costituisce il Figlio reso perfetto in eterno.
L'antico patto era tipico e transitorio; Cristo è mediatore di un patto migliore ed eterno. Ora il punto essenziale delle cose che stiamo dicendo è questo: noi abbiamo un sommo sacerdote così grande, che si è posto a sedere alla destra del trono della Maestà nei cieli,  ministro del santuario e del vero tabernacolo, che ha eretto il Signore e non un uomo.


Traslazione delle reliquie di san Giovanni Crisostomo




VANGELO

Luca 19,1-10



Poi Gesù, entrato in Gerico, l'attraversava;  ed ecco un uomo, chiamato Zaccheo, il quale era il capo dei pubblicani ed era ricco.  Egli cercava di vedere chi fosse Gesù, ma non poteva a motivo della folla, perché era piccolo di statura.  Allora corse avanti e salì su un sicomoro per vederlo, perché egli doveva passare di là.  E, quando Gesù arrivò in quel luogo, alzò gli occhi, lo vide e gli disse: «Zaccheo, scendi giù subito, perché oggi devo fermarmi in casa tua».  Ed egli scese in fretta e lo ricevette con gioia.  Vedendo ciò, tutti mormoravano, dicendo: «Egli è andato ad alloggiare in casa di un uomo peccatore».  Ma Zaccheo si alzò e disse al Signore: «Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri e, se ho defraudato qualcuno di qualcosa, gli restituirò quattro volte tanto».  E Gesù gli disse: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anche costui è figlio d'Abramo.  Perché il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».





sabato 19 gennaio 2013

DOMENICA - 20/01/2013

DOMENICA DEL 20/01/2013

SAN EUTIMIO IL GRANDE


LETTURA DELLA DOMENICA

20/01/2013

Apostolo

2 Corinzi 4,6-15


Fratelli .... perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è lo stesso che ha fatto brillare il suo splendore nei nostri cuori per illuminarci nella conoscenza della gloria di Dio, che rifulge sul volto di Gesù Cristo.  Or noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché l'eccellenza di questa potenza sia di Dio e non da noi. Noi siamo afflitti in ogni maniera, ma non ridotti agli estremi; perplessi, ma non disperati;  perseguitati, ma non abbandonati; abbattuti, ma non distrutti,  portando del continuo nel nostro corpo il morire del Signore Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.  Noi che viviamo, infatti siamo del continuo esposti alla morte per Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale.  Cosicché in noi opera la morte, ma in voi la vita.  Ma pure, avendo noi lo stesso spirito di fede, come sta scritto: «Io ho creduto, perciò ho parlato», anche noi crediamo e perciò parliamo,  sapendo che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi per mezzo di Gesù e ci farà comparire con voi.  Tutte queste cose infatti sono per voi, affinché la grazia, raggiungendo un numero sempre maggiore di persone, produca ringraziamento per abbondare alla gloria di Dio.

Vangelo

Luca 12,12-19


 Perché lo Spirito Santo in quello stesso momento vi insegnerà ciò che dovrete dire».
Or qualcuno della folla gli disse: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità».  Ma egli gli disse: «O uomo, chi mi ha costituito giudice e arbitro su di voi?».  Poi disse loro: «Fate attenzione e guardatevi dall'avarizia, perché la vita di uno non consiste nell'abbondanza delle cose che possiede».  Ed egli disse loro una parabola: «La tenuta di un uomo ricco diede un abbondante raccolto;  ed egli ragionava fra sé dicendo: "Che farò, perché non ho posto dove riporre i miei raccolti?".  E disse: "Questo farò, demolirò i miei granai e ne costruirò di più grandi, dove riporrò tutti i miei raccolti e i miei beni,  poi dirò all'anima mia: Anima, tu hai molti beni riposti per molti anni; riposati, mangia, bevi e godi".

AVVISO DIVINA LITURGIA A ORTONA 19/01/2013


AVVISO 19/01/2013 DIVINA LITURGIA A ORTONA


PATRIARCATO ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI 
SACRA ARCIDIOCESI ORTODOSSA D'ITALIA E MALTA

Parrocchia ortodossa di San Tommaso Apostolo

Ὀρθόδοξος Ἐνορία

Константинопольский Патриархат Православная Митрополия в Италии и Мальте
ПРАВОСЛАВНИЙ ПРИХОД
Святого Апостола Фомы

Православна парафія Святого Апостола Фоми

CELEBRAZIONE  DIVINA LITURGIA 

SABATO : 19/01/2013
ore 15.30 - Confessioni / Исповедь / Сповідь
ore 16.00 - Santa Liturgia / Бож.Литургия / Св'ята Літургія
Per informazioni : Padre Anatoliy tel: 3388772387

venerdì 11 gennaio 2013

DOMENICA 13/01/2013

DOMENICA 13/01/20013

S.S. ERMILO E STRATONICO


LETTURA DELLA DOMENICA

13/01/2013



Apostolo

Efesini 4,7-14

Fratelli ... ma a ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo.  Per la qual cosa la Scrittura dice: «Essendo salito in alto, egli ha condotto prigioniera la prigionia e ha dato dei doni agli uomini».  Or questo: «È salito» che cosa vuol dire se non che prima era pure disceso nelle parti più basse della terra?  Colui che è disceso è lo stesso che è anche salito al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose.  Ed egli stesso ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti e altri come pastori e dottori,  per il perfezionamento dei santi, per l'opera del ministero e per l'edificazione del corpo di Cristo,  finché giungiamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, a un uomo perfetto, alla misura della statura della pienezza di Cristo.  

Vangelo

Matteo 4,12-17


 Or Gesù, avendo udito che Giovanni era stato messo in prigione, si ritirò nella Galilea.  Poi lasciò Nazaret e venne ad abitare a Capernaum, città posta sulla riva del mare, ai confini di Zabulon e di Neftali,  affinché si adempisse ciò che fu detto dal profeta Isaia, quando disse:  «Il paese di Zabulon, il paese di Neftali, sulla riva del mare, la regione al di là del Giordano, la Galilea dei gentili,  il popolo che giaceva nelle tenebre ha visto una grande luce, e su coloro che giacevano nella regione e nell'ombra della morte, si è levata la luce». Da quel tempo Gesù cominciò a predicare e a dire: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino!».