sabato 23 febbraio 2013

DOMENICA DEL PUBBLICANO E DEL FARISEO


DOMENICA DEL PUBBLICANO E
DEL FARISE




Fariseo e pubblicano


Inizia il Triodio


LETTURA DELLA DOMENICA
 
24/02/2013
 
 

KONDAKION

 
 
Fuggiamo la superbia del Fariseo e impariamo l’altezza delle umili parole del Pubblicano, gridando nella penitenza: Salvatore del mondo, abbi pietà dei tuoi servi.
 
 
 
Apostolo

2Corinzi 4,6-15

Fratelli ... perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo.
 Ma noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché questa grande potenza sia attribuita a Dio e non a noi.  Noi siamo tribolati in ogni maniera, ma non ridotti all'estremo; perplessi, ma non disperati;  perseguitati, ma non abbandonati; atterrati ma non uccisi;  portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo;  infatti, noi che viviamo siamo sempre esposti alla morte per amor di Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale.  Di modo che la morte opera in noi, ma la vita in voi.  Siccome abbiamo lo stesso spirito di fede, che è espresso in questa parola della Scrittura: «Ho creduto, perciò ho parlato», anche noi crediamo, perciò parliamo,  sapendo che colui che risuscitò il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù, e ci farà comparire con voi alla sua presenza.  Tutto ciò infatti avviene per voi, affinché la grazia che abbonda per mezzo di un numero maggiore di persone moltiplichi il ringraziamento alla gloria di Dio.
 
 
 
 
 
 
 
 
Vangelo

Luca 18,10-14

 «Due uomini salirono al tempio per pregare; uno era fariseo, e l'altro pubblicano.  Il fariseo, stando in piedi, pregava così dentro di sé: "O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri; neppure come questo pubblicano.  Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quello che possiedo".  Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: "O Dio, abbi pietà di me, peccatore!"  Io vi dico che questo tornò a casa sua giustificato, piuttosto che quello; perché chiunque s'innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato».
 
 
 
 
 
 
 
 

Salmo 50 (51) Pietà di me, o Signore 
 
 
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.

Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.

Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto:
così sei giusto nella tua sentenza,
sei retto nel tuo giudizio.

Ecco, nella colpa io sono nato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.

Ma tu gradisci la sincerità nel mio intimo,
nel segreto del cuore mi insegni la sapienza.

Aspergimi con rami d'issòpo e sarò puro;
lavami e sarò più bianco della neve.

Fammi sentire gioia e letizia:
esulteranno le ossa che hai spezzato.

Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.

Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.

Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.

Liberami dal sangue, o Dio, Dio mia salvezza:
la mia lingua esalterà la tua giustizia.

Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.

Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocausti, tu non li accetti.

Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

Nella tua bontà fa' grazia a Sion,
ricostruisci le mura di Gerusalemme.

Allora gradirai i sacrifici legittimi,
l'olocausto e l'intera oblazione;
allora immoleranno vittime sopra il tuo altare
 
 
 
 
 
 
Inizio Triodion
 
 


Nella chiesa ortodossa oggi 23 Febbraio 2013  all’inizio del vespro succederà qualcosa di particolare, il sacerdote prenderà un libro davanti all’icona di Cristo e lo darà alla direttrice del coro, questo libro si chiama in russo “triod postnaja” il “triodio della quaresima” per distinguerlo dal “triod zvietnaja” il “triodio luminoso” che invece si userà dopo la Santa Pasqua. Il triodio (che deriva il suo nome dalle ufficiature presenti che sono formate appunto da tre odi) è il libro che ci accompagnerà fino alla Pasqua. La Chiesa nella sua saggezza prima di arrivare alla grande quaresima ci fa “abituare” al grande digiuno imminente sia con l’ascolto della parola di Dio sia con un digiuno via via sempre più intenso. Come primi personaggi ci pone davanti un fariseo e un pubblicano: uno un uomo che si riteneva giusto che davanti a Dio tesse le sue lodi personali e l’altro che invece si riconosce peccatore e ci insegna la preghiera monastica per eccellenza: “O Dio abbi pietà di me peccatore”, quella stessa preghiera che diciamo ogni mattina all’inizio delle preghiere e che il sacerdote recita sovente durante la Liturgia prima dei momenti intensi: l’inno dei Cherubini, l’epiclesi, l’elevazione dei Santi Doni dopo il Padre nostro. Non stiamo a sottolineare quale sia il giusto atteggiamento del cristiano, il Signore è chiarissimo nell’indicare chi dei due torna a casa giustificato e purificato dai peccati, quello che vorrei sottolineare è che in questo periodo di preparazione e ancor di più nella grande quaresima ci sforzeremo di pregare di più e di unire alla preghiera un digiuno intenso, ma come vivremo questi due aspetti del nostro cammino verso la Pasqua? Due sono le strade: quella del fariseo e quella del pubblicano, a noi la scelta. Una scelta porta alla morte dell’anima e al peccato l’altra porta al perdono e alla comunione con Dio, a noi la scelta. Fratelli e sorelle come vorrei che ognuno di noi seguisse la strada che porta alla salvezza! Sforziamoci in questo periodo di fare del nostro meglio e la Grazia di Dio scenderà copiosa sulle nostre anime come un balsamo che guarirà tutte le ferite lasciateci dal peccato e ci farà solo di Cristo eredi in Lui dell’amore di Dio e della vita eterna.

Le indicazioni della Chiesa per quel che riguarda il digiuno sono le seguenti:

- Domenica 24 febbraio: del fariseo e del pubblicano, durante la settimana si può mangiare tutto tutti i giorni, anche il mercoledì e il venerdì.
- Domenica 3 marzo: del figliol prodigo (settuagesima), durante la settimana sono giorni di digiuno il mercoledì e il venerdì.
- Sabato 9 marzo: sabato dei defunti, in ogni chiesa dopo la Liturgia viene celebrato un grande ufficio funebre (panichida).
- Domenica 10 marzo: del giudizio universale (sessagesima), domenica del carnevale, si elimina la carne fino a Pasqua e durante la settimana si possono mangiare tutti i giorni latte, latticini, uova e pesce.
- Domenica 17 marzo: Domenica dei latticini (quinquagesima), è l’ultimo giorno in cui si possono mangiare latte, latticini, uova e pesce. Dopo la Liturgia viene celebrato il vespro del perdono.
- Lunedì 18 marzo: lunedì puro – inizio della grande quaresima, durante la settimana si osserva un grande digiuno mangiando solo cibi di origine vegetale, si omette l’uso del vino e dell’olio che sarà possibile consumare sabato (olio) e Domenica 24 marzo (vino ed olio).
 
 
 
 
 
 
 


AVVISO 23/03/2013 DIVINA LITURGIA A ORTONA

AVVISO 23/03/2013 DIVINA LITURGIA A ORTONA

PATRIARCATO ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI
SACRA ARCIDIOCESI ORTODOSSA D'ITALIA E MALTA

Parrocchia ortodossa di San Tommaso Apostolo

Ὀρθόδοξος Ἐνορία

Константинопольский Патриархат Православная Митрополия в Италии и Мальте
ПРАВОСЛАВНИЙ ПРИХОД
Святого Апостола Фомы

Православна парафія Святого Апостола Фоми

CELEBRAZIONE DIVINA LITURGIA

SABATO : 23/03/2013
ore 15.30 - Confessioni / Исповедь / Сповідь
ore 16.00 - Santa Liturgia / Бож.Литургия / Св'ята Літургія
Per informazioni : Padre Anatoliy tel: 3388772387

AVVISO 23/02/2013 DIVINA LITURGIA A ORTONA

 AVVISO 23/02/2013 DIVINA LITURGIA A ORTONA


PATRIARCATO ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI
SACRA ARCIDIOCESI ORTODOSSA D'ITALIA E MALTA

Parrocchia ortodossa di San Tommaso Apostolo

Ὀρθόδοξος Ἐνορία

Константинопольский Патриархат Православная Митрополия в Италии и Мальте
ПРАВОСЛАВНИЙ ПРИХОД
Святого Апостола Фомы

Православна парафія Святого Апостола Фоми

CELEBRAZIONE DIVINA LITURGIA

SABATO : 23/02/2013
ore 15.30 - Confessioni / Исповедь / Сповідь
ore 16.00 - Santa Liturgia / Бож.Литургия / Св'ята Літургія
Per informazioni : Padre Anatoliy tel: 3388772387

 
 
 
 
 
 
 


sabato 16 febbraio 2013

DOMENICA DELLA CANANEA

DOMENICA DELLA CANANEA

17/02/2013




Abbi pietà di me, Signore, Figlio di Davide..... 



San Teodoro di Tirone


Lettura della Domenica

17/02/2013


Apostolo

2 Corinzi 6,16-7,1


Fratelli... E che armonia c'è fra il tempio di Dio e gli idoli? 
Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come disse Dio:
«Abiterò e camminerò in mezzo a loro, sarò il loro Dio e
d' essi saranno il mio popolo.
 Perciò, uscite di mezzo a loro e separatevene, dice il Signore,



e non toccate nulla d'impuro; e io vi accoglierò.

E sarò per voi come un padre e voi sarete come figli e figlie»,


dice il Signore onnipotente. Poiché abbiamo queste promesse,
carissimi,  purifichiamoci da ogni contaminazione di carne e di 
        spirito, compiendo la nostra santificazione nel timore di Dio.




Vangelo

Matteo 15,21-28



 Partito di là, Gesù si ritirò nel territorio di Tiro e di Sidone.  Ed ecco una 
donna cananea di quei luoghi venne fuori e si mise a gridare: «Abbi pietà di
 me, Signore, Figlio di Davide. Mia figlia è gravemente tormentata da un 
demonio».  Ma egli non le rispose parola. E i suoi discepoli si avvicinarono e 
lo pregavano dicendo: «Mandala via, perché ci grida dietro».  Ma egli 
rispose: «Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa 
d'Israele».  Ella però venne e gli si prostrò davanti, dicendo: «Signore, 
aiutami!»  Gesù rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai
 cagnolini».  Ma ella disse: «Dici bene, Signore, eppure anche i cagnolini 
mangiano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora 
Gesù le disse: «Donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi».
 E da quel momento sua figlia fu guarita.





* * * * *



Dopo la comunione ( Liturgia)


sac. :                 Salva, o Dio il tuo popolo e benedici la tua eredità

Coro canta:    Abbiamo veduto la luce, abbiamo ricevuto lo 
                            spirito celeste, abbiamo trovato la vera fede, 
                            adorando la Trinità indivisibile; essa infatti ci 
                            salvò




Durante il trasporto delle Sante Specie



il sacerdote segretamente dice:

Benedetto sia il nostro Dio

ad alta voce:
In ogni tempo ora e sempre e nei secoli dei secoli 
                                                                 ( poi  l' incensa)

 il coro canta:

Che le nostre labbra siano piene 
della tua lode, o Signore, 
per cantare le tua gloria 
poiché tu ci hai  giudicati 
degni di partecipare ai tuoi santi, 
divini, immortali e vivificanti misteri.
Conservaci nel tuo  santuario affinché
possiamo ogni giorno meditare la tua verità.
Alleluia, alleluia, alleluia.









Chi canta prega tre volte,
chi canta loda Dio 
















venerdì 8 febbraio 2013

11 Febbraio 2013 - SAN BIAGIO


11 Febbraio 2013 - SAN BIAGIO

San Biagio, ieromartire
San Biagio martire

Apostolo

Ebrei 4,14-5,6

Fratelli ...... poiché dunque abbiamo un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della nostra fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno. Ogni sommo sacerdote, preso fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. In tal modo egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell'ignoranza e nell'errore, essendo anch'egli rivestito di debolezza; proprio a causa di questa anche per se stesso deve offrire sacrifici per i peccati, come lo fa per il popolo.
Nessuno può attribuire a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non si attribuì la gloria di sommo sacerdote, ma gliela conferì colui che gli disse:
Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato.
Come in un altro passo dice:
Tu sei sacerdote per sempre, alla maniera di Melchìsedek.

Vangelo

Matteo 10,1.5-8

Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità.
Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti:
«Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

11 FEBBRAIO 2013 - SAN BIAGIO

11 FEBBRAIO 201


San Biagio


San Biagio 

Vescovo e martire

Il martire Biagio è ritenuto dalla tradizione vescovo della comunità di Sebaste in Armenia al tempo della "pax" costantiniana. Il suo martirio, avvenuto intorno al 316, è perciò spiegato dagli storici con una persecuzione locale dovuta ai contrasti tra l'occidentale Costantino e l'orientale Licinio. Nell' VIII secolo alcuni armeni portarono le reliquie a Maratea (Potenza), di cui è patrono e dove è sorta una basilica sul Monte San Biagio. Il suo nome è frequente nella toponomastica italiana - in provincia di Latina, Imperia, Treviso, Agrigento, Frosinone e Chieti - e di molte nazioni, a conferma della diffusione del culto. Avendo guarito miracolosamente un bimbo cui si era conficcata una lisca in gola, è invocato come protettore per i mali di quella parte del corpo. A quell'atto risale il rito della "benedizione della gola", compiuto con due candele incrociate. (Avvenire)



San Biagio, ieromartire


Poco si conosce della vita di San Biagio, di cui oggi si festeggia la memoria liturgica. Notizie biografiche sul Santo si possono riscontrare nell’agiografia di Camillo Tutini, che raccolse numerose testimonianze tramandate oralmente. Si sa che fu medico e vescovo di Sebaste in Armenia e che il suo martirio è avvenuto durante le persecuzioni dei cristiani, intorno al 316, nel corso dei contrasti tra gli imperatori Costantino (Occidente) e Licino (Oriente).

Catturato dai Romani fu picchiato e scorticato vivo con dei pettini di ferro, quelli che venivano usati per cardare la lana, ed infine decapitato per aver rifiutato di abiurare la propria fede in Cristo. Si tratta di un Santo conosciuto e venerato tanto in Occidente, quanto in Oriente. Il suo culto è molto diffuso sia nella Chiesa Cattolica che in quella Ortodossa.

Nella sua città natale, dove svolse il suo ministero vescovile, si narra che operò numerosi miracoli, tra gli altri si ricorda quello per cui è conosciuto, ossia, la guarigione, avvenuta durante il periodo della sua prigionia, di un ragazzo da una lisca di pesce conficcata nella trachea. Tutt’oggi, infatti, il Santo lo si invoca per i “mali alla gola”.

Inoltre San Biagio fa parte dei quattordici cosiddetti santi ausiliatori, ossia, quei santi invocati per la guarigione di mali particolari. Venerato in moltissime città e località italiane, delle quali, di molte, è anche il santo patrono, viene festeggiato il 3 febbraio in quasi tutta la penisola italica.
È tradizione introdurre, nel mezzo della celebrazione liturgica, una speciale benedizione alle “gole” dei fedeli, impartita dal parroco incrociando due candele (anticamente si usava olio benedetto). Interessanti sono anche alcune tradizioni popolari tramandatesi nel tempo in occasione dei festeggiamenti del Santo. Chi usa, come a Milano, festeggiare in famiglia mangiando i resti dei panettoni avanzati appositamente a Natale, e chi prepara dei dolci tipici con forme particolari, che ricordano il santo, benedetti dal parroco e distribuiti poi ai fedeli. A Lanzara, una frazione della provincia di Salerno, per esempio, è tradizione mangiare la famosa “polpetta di San Biagio”.
Nella città di Salemi, invece, si narra che nel 1542 il Santo salvò la popolazione da una grave carestia, causata da un’invasione di cavallette che distrusse i raccolti nelle campagne, intercedendo ed esaudendo le preghiere del popolo che invocava il suo aiuto (san Biagio, infatti, oltre che essere protettore dei “mali della gola” è anche protettore delle messi); da quel giorno a Salemi, ogni anno il 3 di febbraio, si festeggia il Santo preparando i cosiddetti “cavadduzzi”, letteralmente “cavallette”, per ricordare il miracolo, e i “caddureddi” (la cui forma rappresenta la “gola”), che sono dei piccoli pani preparati con acqua e farina, benedetti dal parroco e distribuiti poi ai fedeli. Dal 2008 inoltre, sempre a Salemi, viene organizzata, con la collaborazione di tutte le scuole e associazioni della città, una spettacolare rappresentazione del “miracolo delle cavallette” che si conclude con l’arrivo alla chiesa del Santo per deporre i doni e farsi benedire le “gole”.
A Cannara, invece, un comune della provincia di Perugia, i festeggiamenti del Santo sono occasione per sfidarsi in antichi giochi di abilità popolani come, ad esempio, il simpatico gioco, attestato già nel XVI secolo, del “Ruzzolone”, ossia, far rotolare più a lungo possibile delle forme di formaggio per le vie del centro storico, o la famosa corsa dei sacchi e molti altri giochi ancora, per concludersi con la solenne processione con la statua del Santo accompagnati dalla banda musicale del posto.
A Fiuggi, invece, la sera prima, si bruciano nella piazza del paese davanti al municipio le “stuzze”, delle grandi cataste di legna a forma piramidale, in ricordo del miracolo avvenuto nel 1298 che vide San Biagio far apparire delle finte fiamme nella città, tanto da indurre le truppe nemiche, che attendevano fuori le mura pronte ad attaccare, a ripiegare pensando d’esser state precedute dagli alleati.
Le reliquie di San Biagio sono custodite nella Basilica di Maratea, città di cui è santo protettore: vi arrivarono nel 723 all’interno di un’urna marmorea con un carico che da Sebaste doveva giungere a Roma, viaggio poi interrotto a Maratea, unica città della Basilicata che si affaccia sul Mar Tirreno, a causa di una bufera.
Si racconta che la le pareti della Basilica, e più avanti anche la statua a lui eretta nel 1963 in cima alla Basilica, stillarono una specie di liquido giallastro che i fedeli raccolsero e usarono per curare i malati. Papa Pio IV nel 1563, allora vescovo, riconobbe tale liquido come “manna celeste”.
Non a caso a Maratea il Santo assume una valenza particolare e viene festeggiato per ben 2 volte l’anno; il 3 febbraio, come di consueto, e il giorno dell’anniversario della traslazione delle reliquie, dove i festeggiamenti durano 8 giorni, dal primo sabato di maggio fino alla seconda domenica del mese.




DOMENICA 10 FEBBRAIO 2013


DOMENICA 10 FEBBRAIO 2013


San Caralampo  martire


Lettura della Domenica

10/02/2013

Apostolo

2Timoteo 2,1-10

 Fratelli ....tu dunque, figlio mio, fortificati nella grazia che è in Cristo Gesù;  e le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnare anche ad altri. Tu dunque sopporta sofferenze, come un buon soldato di Gesù Cristo.  Nessuno che presta servizio come soldato s'immischia nelle faccende della vita, se vuol piacere a colui che lo ha arruolato.  Similmente, se uno compete nelle gare atletiche, riceve la corona unicamente se ha lottato secondo le regole.  L'agricoltore, che lavora duramente, deve essere il primo a goderne i frutti. Considera le cose che dico, poiché il Signore ti darà intendimento in ogni cosa.  Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risorto dai morti secondo il mio vangelo,  per il quale io soffro fino a portare le catene come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata.  Perciò io soffro ogni cosa per gli eletti, affinché anch'essi ottengano la salvezza che è in Cristo Gesù insieme alla gloria eterna.

                     

                                                                  Vangelo

Matteo 25,14-30



 «Inoltre il regno dei cieli è simile a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e affidò loro i suoi beni.  A uno diede cinque talenti, a un altro due e a un altro uno; a ciascuno secondo la sua capacità; e subito partì.  Ora colui che aveva ricevuto i cinque talenti, andò e trafficò con essi e ne guadagnò altri cinque. Similmente anche quello dei due ne guadagnò altri due.  Ma colui che ne aveva ricevuto uno, andò, fece una buca in terra e nascose il denaro del suo signore.  Ora, dopo molto tempo, ritornò il signore di quei servi e fece i conti con loro.  E colui che aveva ricevuto i cinque talenti si fece avanti e ne presentò altri cinque, dicendo: "Signore, tu mi affidasti cinque talenti; ecco, con quelli ne ho guadagnati altri cinque".  E il suo signore gli disse: "Bene, buono e fedele servo; tu sei stato fedele in poca cosa; io ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo signore". Poi venne anche colui che aveva ricevuto i due talenti e disse: "Signore, tu mi affidasti due talenti; ecco, con quelli ne ho guadagnati altri due".  Il suo signore gli disse: "Bene, buono e fedele servo; tu sei stato fedele in poca cosa; io ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo signore".  Infine venne anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: "Signore, io sapevo bene che tu sei un uomo aspro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso;  perciò ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra; ecco te lo restituisco".  E il suo signore rispondendo, gli disse: "Malvagio e indolente servo, tu sapevi che io mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso;  tu avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, al mio ritorno, l'avrei riscosso con l'interesse.  Toglietegli dunque il talento e datelo a colui che ha i dieci talenti. Poiché a chiunque ha, sarà dato e sovrabbonderà, ma a chi non ha gli sarà tolto anche quello che ha.  E gettate questo servo inutile nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor di denti"».




sabato 2 febbraio 2013

Domenica 3 Febbraio 2013


Domenica 3 Febbraio 2013

San Simeone e sant'Anna profetessa

Lettura della Domenica

3 Febbraio 2013

Apostolo

2 Corinzi 4,6-15

Fratelli .... perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è lo stesso che ha fatto brillare il suo splendore nei nostri cuori per illuminarci nella conoscenza della gloria di Dio, che rifulge sul volto di Gesù Cristo.  Or noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché l'eccellenza di questa potenza sia di Dio e non da noi.  Noi siamo afflitti in ogni maniera, ma non ridotti agli estremi; perplessi, ma non disperati;  perseguitati, ma non abbandonati; abbattuti, ma non distrutti, portando del continuo nel nostro corpo il morire del Signore Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.  Noi che viviamo, infatti siamo del continuo esposti alla morte per Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale.  Cosicché in noi opera la morte, ma in voi la vita. Ma pure, avendo noi lo stesso spirito di fede, come sta scritto: «Io ho creduto, perciò ho parlato», anche noi crediamo e perciò parliamo, sapendo che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi per mezzo di Gesù e ci farà comparire con voi.  Tutte queste cose infatti sono per voi, affinché la grazia, raggiungendo un numero sempre maggiore di persone, produca ringraziamento per abbondare alla gloria di Dio.

SAN SIMEONE

( A Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio:
«Ora lascia, o Signore, che il tuo servo

vada in pace secondo la tua parola;

perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli,
luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima».) Lc 2, 25-35


 Vangelo

Matteo 22,35-46


E uno di loro, dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova, dicendo:  «Maestro, qual è il grande comandamento della legge?».  E Gesù gli disse: «"Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua e con tutta la tua mente".  Questo è il primo e il gran comandamento.  E il secondo, simile a questo, è: "Ama il tuo prossimo come te stesso".  Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti».
 Ora, essendo i farisei riuniti, Gesù chiese loro:  «Che ve ne pare del Cristo? Di chi è figlio?». Essi gli dissero: «Di Davide». Egli disse loro: «Come mai dunque Davide, per lo Spirito, lo chiama Signore, dicendo:  "Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io abbia posto i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi"?  Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?».  Ma nessuno era in grado di rispondergli; e, da quel giorno, nessuno osò più interrogarlo.











SANT'ANNA PROFETESSA
     ( C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. ) Lc. 2, 36-38