sabato 30 maggio 2015

DOMENICA della Santa PENTECOSTE - IL GRANDE VESPERO DI PENTECOSTE O DELLA GENUFLESSIONE

DOMENICA DELLA SANTA PENTECOSTE 



IL GRANDE VESPERO DI PENTECOSTE O DELLA GENUFLESSIONE

Al Vespro. 



Viene segnato prima a causa dell’ufficio della genuflessione. Dopo il salmo introduttivo, grande colletta fatta dal diacono, se c’è; se non c’è, viene fatta dal sacerdote.


In pace preghiamo il Signore. 

Per la pace dall’alto e la salvezza delle anime nostre, preghiamo il Signore. 

Per la pace del mondo intero, la saldezza delle sante Chiese di Dio e l’unione di tutti, preghiamo il Signore. 

Per il popolo qui presente che attende la grazia del santo Spirito, preghiamo il Signore. 

Per quanti piegano il cuore e le ginocchia davanti al Signore, preghiamo il Signore

Perché ci sia data la forza di giungere a perfezione in modo a Dio gradito, preghiamo il Signore. 

Perché la sua misericordia sia copiosamente mandata su di noi, preghiamo il Signore. 

Perché le nostre genuflessioni gli siano accette, come incenso davanti a lui, preghiamo il Signore. 

Per quanti hanno bisogno del suo aiuto, preghiamo il Signore. 

Perché siamo liberati da ogni tribolazione, ira, pericolo e angustia, preghiamo il Signore.

 Soccorrici... 
Facendo memoria della santissima..

Ekfònisis del sacerdote. 

Poiché a te si addice ogni gloria, onore e adorazione, Padre, Figlio e Spirito Santo, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amìn.

Al Signore, a te ho gridato, 6 stichi e i 3 seguenti stichirá idiòmela, ripetendoli 2 volte. 

Tono 4. 

Fatti straordinari hanno veduto oggi tutte le genti nella città di Davide, quando lo Spirito santo è disceso in lingue di fuoco, come ha dichiarato l’ispirato Luca; egli dice infatti: Mentre tutti i discepoli di Cristo erano riuniti insieme, ecco un rombo come di vento che soffia impetuoso e riempì la casa dove erano seduti; e tutti cominciarono a parlare della santa Trinità in termini stranieri, con dogmi e dottrine singolari (2).
 Lo Spirito santo da sempre era, è e sarà, perché mai ha avuto principio, né mai cesserà d’essere, ma sempre è posto con il Padre e il Figlio e con loro annoverato: vita e creatore di vita, luce e illuminatore, buono per essenza e fonte di bontà; per lui è conosciuto il Padre e glorificato il Figlio, per lui da tutti è riconosciuta l’unica potenza, l’unica unione, l’unica adorazione della Trinità santa (2). 
Lo Spirito santo è luce, vita e viva fonte spirituale; Spirito di sapienza, Spirito di intelligenza, buono, retto, intelligente, Spirito che ci guida e purifica dalle colpe; Dio e divinizzante; fuoco procedente dal fuoco, Spirito che parla, opera e distribuisce i carismi; Spirito per il quale tutti i profeti, gli apostoli di Dio e i martiri, furono corroborati; straordinaria novella, straordinaria visione, fuoco che si divide per distribuire carismi (2).


Gloria. E ora. Tono pl. 2. 

Re celeste, Paràclito, Spirito di verità, che sei presente ovunque e tutto riempi, tesoro dei beni e datore di vita, vieni e abita in noi, purificaci da ogni macchia e salva, o buono, le nostre anime. Ingresso con l’incenso. Luce gioiosa. 

Prokìmenon. 

Tono grave.

Qual Dio è grande come il nostro Dio? Tu sei il Dio che, solo, compie meraviglie. Stico. Hai fatto conoscere fra i popoli la tua potenza. 
Stico.
 E ho detto: Ora ho cominciato, questo è il mutamento della destra dell’Altissimo. 

Stico
Ho ricordato le opere del Signore: Sì, ricorderò dal principio le tue meraviglie. 

Poi il diacono dice: Ancora e ancora, piegando le ginocchia, preghiamo il Signore. 


Mentre tutti s’inginocchiano in terra a capo scoperto, il sacerdote, dal santuario, legge le preghiere ad alta voce, in modo che tutti sentano.

Immacolato, incontaminato, senza principio, invisibile, incomprensibile, imperscrutabile, immutabile, insuperabile, incommensurabile, paziente Signore, che solo possiedi l’immortalità e abiti la luce inaccessibile, che hai fatto il cielo, la terra e il mare e tutte le opere che sono in essi, che adempi le preghiere di tutti prima che siano formulate: noi ti preghiamo e ti supplichiamo, o Sovrano amico degli uomini, Padre del Signore, Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, che per noi uomini e per la nostra salvezza discese dai cieli, s’incarnò per virtù dello Spirito santo da Maria, la sempre Vergine e gloriosa  Theotokos; egli, insegnando prima con le parole e dimostrandolo poi con le opere, quando si sottopose alla passione salvifica, lasciò un esempio a noi miseri, peccatori e indegni servi suoi, perché offrissimo suppliche, piegando il collo e le ginocchia per i nostri peccati e i peccati d’ignoranza del popolo. Tu dunque, misericordiosissimo e amico degli uomini, ascoltaci nel giorno in cui t’invochiamo, particolarmente in questo giorno di pentecoste, in cui il Signore nostro Gesù Cristo, dopo esser asceso ai cieli ed essersi assiso alla destra di Dio Padre, inviò il santo Spirito sui suoi santi discepoli e apostoli ed egli si posò su ciascuno di loro e li colmò tutti della sua grazia inesauribile ed essi iniziarono a proclamare in altre lingue le meraviglie di Dio e a profetare. Or dunque, noi ti preghiamo, ascoltaci e ricòrdati di noi miseri e colpevoli e fa’ tornare dalla prigionia le anime nostre, perché intercede per noi la tua stessa compassione. Accoglici, mentre prostràti gridiamo: Abbiamo peccato. Su te siamo stati gettati sin dal grembo, dal seno di nostra madre tu sei il nostro Dio: ma sono venuti meno nella vanità i nostri giorni, siamo stati spogliati del tuo aiuto, siamo privi di ogni scusa. Confidando tuttavia nella tua pietà, gridiamo: Il peccato della nostra giovinezza e le nostre ignoranze non ricordare e purificaci dalle nostre colpe nascoste; non respingerci nel tempo della vecchiaia, al venir meno della nostra forza non abbandonarci; prima di farci tornare alla terra, dacci di convertirci a te e guardaci con benevolenza e grazia. Misura le nostre iniquità col metro della tua pietà; opponi l’abisso della tua multiforme pietà alla moltitudine delle nostre colpe. Guarda, Signore, dall’alto del tuo santuario sul tuo popolo che ti circonda e attende da te la tua copiosa misericordia: visitaci nella tua benevolenza, liberaci dalla tirannia del diavolo, rendi sicura la nostra vita con le tue sante e sacre leggi. Affida il tuo popolo a un fedele angelo custode; raccoglici tutti nel tuo regno; dona il perdono a quanti in te sperano; condona a loro e a noi i peccati; purificaci con l’energia del tuo santo Spirito; sventa le macchinazioni del nemico contro di noi.

Aggiunge anche la seguente preghiera:

Benedetto sei tu, Signore, Sovrano onnipotente, che hai illuminato il giorno con la luce del sole e rischiarato la notte con i bagliori del fuoco: tu che ci hai concesso di percorrere tutta la giornata e di avvicinarci all’inizio della notte, ascolta la nostra supplica e quella di tutto il tuo popolo e perdona a noi tutti i peccati volontari e involontari; accogli le nostre preghiere vespertine e manda copiosa la tua misericordia e la tua compassione sulla tua eredità Circondaci come di un baluardo dei tuoi santi angeli, armaci con le armi della tua giustizia, tienici nella roccaforte della tua verità, custodiscici con con la tua potenza, liberaci da ogni sventura e da ogni assalto dell’avversario. Concedi che anche questa sera, con la notte che sopraggiunge, sia perfetta, santa, pacifica, senza peccato, senza inciampo, libera da fantasie notturne e così tutti i giorni della nostra vita: per l’intercessione della santa Theotokos e di tutti i santi che in tutti i tempi ti sono stati graditi.

Il diacono: 
Soccorrici, salvaci, abbi pietà di noi, rialzaci e custodiscici, o Dio, con la tua grazia.
 Facendo memoria della santissima,...

Ekfònisis del sacerdote: 

Poiché tuo è l’avere misericordia e salvarci...

Il diacono: Diciamo tutti con tutta l’anima... .


Ekfònisis del sacerdote: Poiché tu sei Dio misericordioso e amico degli uomini...

Il diacono: Ancora e ancora, piegando le ginocchia, preghiamo il Signore. 

E il sacerdote dice la preghiera:

Signore Gesù Cristo, nostro Dio, tu hai dato agli uomini la tua pace e, continuando ad esser presente a noi e alla nostra vita, sempre concedi ai fedeli il dono del tuo santissimo Spirito, per un’eredità inalienabile. Oggi hai inviato sui tuoi apostoli questa grazia in modo più manifesto e hai temprato le loro labbra con lingue di fuoco, per le quali noi tutti, da ogni stirpe umana, accogliendo con l’udito, ciascuno nella propria lingua, la conoscenza di Dio, siamo stati illuminati dalla luce dello Spirito e liberati dall’errore come da una tenebra. Con il dono delle lingue sensibili e ignee e l’energia soprannaturale siamo stati ammaestrati a credere in te e siamo stati illuminati per proclamare la tua divinità, con il Padre e il santo Spirito, in una sola divinità, potenza e potestà. Tu dunque, irradiazione del Padre, impronta della sostanza e dalla natura di lui, impronta immutabile e di perfetta somiglianza, fonte della sapienza e della grazia, apri anche le mie labbra di peccatore e insegnami come bisogna pregare e per che cosa. Tu infatti conosci la gran moltitudine dei miei peccati, ma le tue viscere di misericordia ne supereranno il numero smisurato, perché, ecco, a te mi presento con timore, gettando nell’oceano della tua misericordia la disperazione della mia anima. Governa la mia vita, tu che con potenza governi tutto il creato con un’ineffabile parola di sapienza, tu, porto tranquillo per chi è sbattuto dai marosi e insegnami la via per la quale camminare. Concedi ai miei pensieri lo Spirito della tua sapienza, donando lo Spirito di intelligenza alla mia stoltezza. Adombra le mie opere con lo Spirito del tuo timore e rinnova nel mio intimo lo Spirito retto. Con lo Spirito che guida, rafforza la mia mente vacillante: affinché, guidato ogni giorno al bene dal tuo Spirito buono, sia reso degno di compiere i tuoi comandamenti e di ricordarmi sempre del tuo ritorno glorioso, quando esaminerai le nostre azioni. Non permettere che resti sedotto dalle mollezze corruttibili di questo mondo, ma rendimi capace di bramare il gaudio dei tesori futuri. Tu infatti hai detto, o Sovrano, che qualunque cosa uno chiederà nel tuo nome, la riceverà senza difficoltà da parte di Dio Padre tuo a te coeterno. Per questo anch’io peccatore, alla venuta del tuo santo Spirito, prego la tua bontà: Donami a mia salvezza tutto ciò per cui ti ho pregato. Sì, Signore, munifico datore buono di ogni energia: tu dai molto al di là di quanto chiediamo. Tu sei compassionevole, o misericordioso: sei senza peccato e sei divenuto partecipe della nostra carne e ti pieghi con ogni tenera compassione su chi piega il ginocchio davanti a te, divenuto propiziazione per i nostri peccati. Da’, Signore, al tuo popolo, la tua multiforme compassione, ascoltaci dal tuo cielo santo: santificalo con la potenza della tua destra salvifica; proteggilo all’ombra delle tue ali; non disprezzare l’opera delle tue mani. Contro te solo peccammo, ma a te solo anche rendiamo culto: non conosciamo adorazione di un dio estraneo, né si levano le nostre mani ad altro Dio, o Sovrano. Rimettici le nostre colpe e accogliendo le preghiere che ti rivolgiamo in ginocchio, stendi la mano in nostro aiuto. Accetta la preghiera di tutti come incenso gradito, che sale al cospetto della tua maestà piena di benevolenza

Aggiunge anche la seguente preghiera: 

Signore, Signore, che ci hai liberati da ogni freccia che vola di giorno, liberaci anche da tutto ciò che si aggira nelle tenebre. Accetta il sacrificio vespertino, le nostre mani a te innalzate. Concedici di trascorrere senza macchia questo spazio di riposo notturno, senza sperimentare alcun male e liberaci da ogni turbamento e paura suscitati dal diavolo contro di noi. Dona alle anime nostre la compunzione e ai nostri pensieri di preoccuparsi dell’esame che farai nel tremendo e giusto tuo giudizio. Inchioda col tuo timore le nostre carni e mortifica le nostre membra che sono sulla terra: affinché anche nella quiete del sonno siamo illuminati dalla contemplazione dei tuoi giudizi. Allontana da noi ogni fantasia sconveniente e ogni dannosa concupiscenza. Destaci per il tempo della preghiera, corroborati nella fede e pronti a progredire nei tuoi decreti.


Il diacono: Soccorrici, salvaci, abbi pietà di noi, rialzaci e custodiscici, o Dio, con la tua grazia. 
Facendo memoria della santissima... 

Ekfònisis del sacerdote: Per la benevolenza e la grazia del tuo unigenito Figlio, col quale sei benedetto con il santissimo, buono e vivificante tuo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli. 

Segue il Degnati, Signore

Quindi il diacono: Ancora e ancora, piegando le ginocchia, preghiamo il Signore. 

E il sacerdote dice la preghiera:

 Fonte di vita e luce, sempre zampillante, Potenza creatrice coeterna al Padre, che compisti stupendamente tutta l’economia di salvezza per i mortali, Cristo, nostro Dio, che spezzasti i vincoli indissolubili della morte e i catenacci dell’ade, calpestando la moltitudine degli spiriti maligni; tu hai offerto te stesso quale vittima immacolata per noi, dando in sacrificio il tuo purissimo corpo, non toccato da nessun peccato e inaccessibile al peccato e con questa tremenda e inenarrabile azione sacra ci hai gratificati della vita eterna. Discendesti nell’ade infrangendone le sbarre eterne e mostrando la via del ritorno a quanti sedevano nella tenebra; prendesti all’amo, con un’esca divinamente sapiente, il cupo drago origine del male, lo legasti nel tartaro con catene di tenebra e l’imprigionasti nel fuoco inestinguibile e nella tenebra esteriore con la tua forza d’infinita potenza, o gloriosa sapienza del Padre. Tu ti mostri grande soccorritore di chi subisce insolenza e illumini quanti siedono nella tenebra e nell’ombra di morte, o Signore d’eterna gloria e Figlio diletto del Padre altissimo, eterna luce da eterna luce: o sole di giustizia, ascolta le nostre suppliche e da’ riposo alle anime dei tuoi servi, ai nostri padri e fratelli già addormentati, agli altri nostri parenti secondo la carne e a tutti i nostri congiunti secondo la fede, che ora ricordiamo, perché in te è il potere su tutti e reggi in tua mano tutti i confini della terra. Sovrano onnipotente, Dio dei padri e Signore di misericordia, Creatore della stirpe mortale e immortale e d’ogni natura umana che si compone e di nuovo si dissolve, della vita e della morte, del tempo che trascorriamo qui in terra e del nostro transito nell’aldilà, tu misuri i tempi ai viventi e stabilisci l’ora della morte, conduci all’ade e ne riconduci, con l’infermità ci leghi e ci sciogli col vigore; tu amministri le cose presenti secondo l’utilità e governi le future per il profitto; tu vivifichi con la speranza della risurrezione quanti sono colpiti dal pungiglione della morte. Tu stesso, Sovrano dell’universo, Dio e Salvatore nostro, speranza degli estremi della terra e di quanti sono lontano nel mare, in quest’ultimo, grande e salvifico giorno di pentecoste ci hai mostrato il mistero della santa, consustanziale, coeterna, indivisibile e inconfusa Trinità e hai effuso, con la sua discesa e la sua presenza, il tuo santo Spirito vivificante, sotto forma di lingue di fuoco, sui tuoi santi apostoli, costituendoli evangelizzatori della nostra pia fede e rendendoli confessori e araldi della vera teologia; in questa conclusiva festa di salvezza, ti sei degnato d’accogliere le suppliche espiatorie per quanti sono trattenuti nell’ade e ci hai dato grandi speranze che sia dato ai defunti sollievo dalle pene che li stringono e refrigerio da parte tua. Esaudisci dunque le preghiere che ti rivolgiamo nella nostra deplorevole meschinità: alle anime dei tuoi servi già addormentati da’ riposo nel luogo luminoso e verdeggiante del refrigerio da cui sono fuggiti dolore, tristezza e lamento e colloca i loro spiriti nelle tende dei giusti e concedi loro pace e sollievo: non i morti ti loderanno, Signore, né quanti sono nell’ade hanno il coraggio di offrirti la lode, ma noi, i viventi ti benediciamo, ti supplichiamo e ti offriamo per le loro anime preghiere e sacrifici di propiziazione.


Aggiunge anche la seguente preghiera: 

Dio grande ed eterno, santo e amico degli uomini, che ci hai fatti degni di stare in quest’ora al cospetto della tua inaccessibile gloria per cantare e lodare le tue meraviglie, sii propizio a noi, indegni tuoi servi e concedici la grazia di offrirti con cuore contrito, liberi da distrazioni la dossologia del trisagio e il ringraziamento per i grandi doni che ci hai fatto e che sempre ci fai. Ricòrdati, Signore, della nostra debolezza e non permettere che ci perdiamo per le nostre iniquità, ma usa la tua grande misericordia con la nostra piccolezza affinché, fuggendo il buio del peccato, camminiamo nel giorno della giustizia e rivestiti delle armi della luce, giungiamo al termine senza esser insidiati da alcuna insolenza del maligno e con franchezza rendiamo per tutto gloria a te, solo Dio vero e amico degli uomini. È infatti un tuo mistero in verità davvero grande, o Sovrano di tutti e Creatore, questo temporaneo dissolversi delle tue creature, che in seguito di nuovo si ricompongono e in eterno riposano. Per tutto ti rendiamo grazie: per il nostro ingresso in questo mondo e per il nostro esodo da esso, che, in virtù della tua verace promessa, ci induce a sperare la risurrezione e la vita intatta: possiamo noi goderne al tuo secondo futuro avvento. Perché tu sei anche l’autore della nostra risurrezione, giudice imparziale e amico degli uomini per ciò che riguarda le azioni della vita, Sovrano e Signore della ricompensa, tu che, come noi, hai partecipato di carne e sangue, nella tua somma condiscendenza e delle nostre passioni non colpevoli, sottomettendoti volontariamente alla tentazione, rivestendoti di viscere di compassione, divenendo spontaneamente nostro aiuto nelle tentazioni, in forza di ciò che hai sofferto venendo tu stesso tentato. È così che hai condotto anche noi alla tua stessa impassibilità. Ricevi dunque, o Sovrano, le nostre preghiere e suppliche, da’ riposo al padre, alla madre, ai fratelli, alle sorelle e ai figli di ciascuno e a qualunque altro parente o congiunto e a tutte le anime che già riposano in attesa della risurrezione per la vita eterna. Colloca i loro spiriti e i loro nomi nel libro della vita, nel seno di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, nella regione dei viventi, nel regno dei cieli, nel paradiso di delizie, introducendole tutte, tramite i tuoi angeli luminosi, nelle tue sante dimore. Risuscita anche i nostri corpi nel giorno da te stabilito, secondo le tue sante e veraci promesse. Non vi è dunque morte, Signore, per noi tuoi servi alla dipartita dal corpo per venire a te, o Dio: è piuttosto il passaggio dalle sofferenze alla dolcezza, alla felicità, un passaggio al riposo e alla gioia; e se anche peccammo contro di te, sii propizio tanto a noi quanto a loro, perché nessuno è puro da macchia davanti a te, nemmeno se la sua vita fosse di un giorno, perché tu solo sulla terra sei apparso senza peccato, Signore nostro Gesù Cristo e grazie a te tutti speriamo d’ottenere misericordia e remissione dei peccati. Perciò, tu che sei buono e amico degli uomini, o Dio, condona, assolvi, perdona, a noi e a loro tutte le colpe, volontarie o involontarie, conosciute e sconosciute, manifeste e nascoste, in opere, pensieri o parole, in qualsiasi nostro comportamento e movimento. A chi ci ha preceduto dona liberazione e sollievo; a noi qui presenti da’ la tua benedizione, concedendo a noi e a tutto il tuo popolo una fine buona, nella pace e alla tua tremenda e terribile venuta, apri per noi viscere di misericordia e di amore per gli uomini e facci degni del tuo regno.

Ancora la seguente preghiera: 

Dio grande ed eccelso, che solo abiti la luce inaccessibile e possiedi l’immortalità, che hai fatto tutto il creato con sapienza, che hai separato la luce dalla tenebra, che hai posto il sole a dominio del giorno e la luna e le stelle a dominio della notte, che anche oggi hai concesso a noi peccatori d’accostarci al tuo volto nella confessione e offrirti la liturgia vespertina, tu stesso, Signore amico degli uomini, dirigi la nostra preghiera come incenso davanti a te e accoglila come soave profumo. Concedici sera e notte pacifiche; rivestici con le armi della luce; liberaci dallo spavento notturno e da tutto ciò che si aggira nella tenebra. Fa’ che sia libero da ogni fantasia diabolica il sonno che hai donato a ristoro della nostra debolezza; sì, Sovrano di tutti, che concedi ogni bene, affinché anche sul nostro letto, nella compunzione, ci ricordiamo nella notte del tuo santissimo nome e illuminàti dalla meditazione dei tuoi precetti, ci leviamo nell’esultanza dell’anima per glorificare la tua bontà, offrendo preghiere e suppliche alla tua amorosa compassione per i nostri peccati e quelli di tutto il tuo popolo, che ti chiediamo di voler visitare, nella tua misericordia, per intercessione della santa Theotokos. 
Il diacono: Ancora e ancora, piegando le ginocchia, preghiamo il Signore. 

Facendo memoria della santissima...

 Ekfònisis del sacerdote: Poiché tu sei il riposo della nostra anima e del nostro corpo e a te rendiamo gloria, Padre, Figlio e Spirito Santo, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Il diacono: Completiamo la nostra preghiera vespertina... 

Ekfònisis del sacerdote: 
Poiché tu sei Dio buono e amico degli uomini... 
Pace a tutti. Il popolo: E al tuo spirito. Il diacono: Chinate il capo davanti al Signore
Il popolo: A te, Signore. 
Il sacerdote, sottovoce: Signore, nostro Dio, che hai inclinato i cieli e sei sceso a salvezza del genere umano, guarda sui tuoi servi e sulla tua eredità. A te, infatti, Giudice temibile e amico degli uomini, i tuoi servi che hanno chinato il capo e curvato sottomessi la nuca, senza attendere aiuto dagli uomini, ma aspettando la tua misericordia e attendendo la tua salvezza. Custodiscili in ogni tempo, in questa sera e nella notte che si avvicina, da ogni nemico, da ogni energia avversa del diavolo, da ragionamenti vani e pensieri cattivi. Poi ad alta voce: Sia benedetto e glorificato il potere del tuo regno: del Padre, del Figlio e del santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amìn. Si cantano i 3 prosòmia dello stico. Tono 3. cco ora le lingue, segno manifesto per tutti: i giudei infatti, dai quali è Cristo secondo la carne, sono decaduti dalla divina grazia perché malati d’incredulità e noi, che proveniamo dalle genti, siamo stati resi degni della divina luce, confermati dalle parole dei discepoli, proclamanti la gloria di Dio, benefattore di tutti; con loro anche noi, piegando cuore e ginocchia, prostriamoci con fede al Salvatore delle anime nostre, confermati dal santo Spirito. 
Stico. Un cuore puro crea in me, o Dio e uno spirito retto rinnova nelle mie viscere.

 Ora lo Spirito Paràclito è stato effuso su ogni carne: cominciando infatti dal coro degli apostoli, ha esteso ai fedeli la grazia, comunicandola tramite loro; egli conferma la sua potente venuta distribuendo ai discepoli le lingue in forma di fiamma, perché possano cantare e glorificare Dio; col cuore spiritualmente illuminato, corroborati nella fede dal santo Spirito, imploriamo la salvezza delle anime nostre.

 Stico. Non rigettarmi dal tuo volto e il tuo Spirito santo non togliere da me. 

Ora gli apostoli di Cristo sono rivestiti di potenza dall’alto, perché il Paràclito li rinnova, rinnovandosi in loro con mistica novità di scienza: ed essi, annunziandola in lingue straniere e sublimi, c’insegnano a render culto alla natura eterna, semplice e trisipostatica del Dio benefattore di tutti; illuminàti dunque dai loro insegnamenti, adoriamo il Padre, il Figlio e lo Spirito, implorando la salvezza delle anime nostre. 

Gloria. E ora. Tono pl. 4. 

Idiòmelon dell’imperatore Leone. Venite, popoli, adoriamo la Divinità trisipostatica: il Figlio nel Padre con il santo Spirito; il Padre infatti ha intemporalmente generato il Figlio coeterno e con lui regnante e lo Spirito santo era nel Padre, glorificato col Figlio; una sola potenza, una sola sostanza, una sola divinità che noi tutti adoriamo dicendo: Santo Dio, che tutto hai creato mediante il Figlio, con la sinergia del santo Spirito; Santo forte, per il quale abbiamo conosciuto il Padre e per il quale lo Spirito santo venne nel mondo; Santo immortale, Spirito Paràclito, che dal Padre procedi e nel Figlio riposi; Trinità santa, gloria a te. 

Poi: Ora lascia, trisagio e apolytìkion della festa. 

Apolytìkion. Tono pl. 4. 

Benedetto sei tu, Cristo Dio nostro, che sapientissimi hai reso i pescatori, mandando loro lo Spirito Santo e per mezzo loro hai pescato l’universo. Amico degli uomini, gloria a te (3). 

Quindi il sacerdote fa il congedo come segue:

 Colui che, dal seno del Padre si è annientato, ha assunto la nostra natura, l’ha divinizzata ed è poi risalito ai cieli, sedendosi alla destra di Dio Padre e di là ha mandato sui suoi santi discepoli e apostoli lo Spirito divino, santo, consustanziale, di eguale potenza, di eguale gloria, coeterno e per mezzo suo li ha illuminati, illuminando quindi tramite loro tutta la terra, Cristo, nostro vero Dio, per intercessione della purissima, santa Madre sua senza macchia, dei santi e gloriosi apostoli pneumatofori e araldi di Dio, degni di ogni lode e di tutti i santi, abbia pietà di noi e ci salvi per la sua bontà. Amìn








DOMENICA DI PENTECOSTE - 31 MAGGIO 2015

Domenica di Pentecoste


LETTURA DELLA DOMENICA
31 MAGGIO 2015



Apolitikion

Benedetto sei tu, Cristo Dio nostro, che sapientissimi hai reso i pescatori, mandando loro lo Spirito Santo e per mezzo loro hai pescato l’universo. Amico degli uomini, gloria a te.

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Kontakion

Quando discese a confondere le lingue, l’Altissimo divise le genti; quando distribuì le lingue di fuoco convocò tutti all’unità. E noi glorifichiamo ad una sola voce lo Spirito Santissimo. 

Ikos

 Dà conforto pronto e stabile, o Gesù, ai tuoi servi quando i nostri spiriti sono prostrati; dalle anime nostre non separarti nelle tribolazioni; dai nostri cuori nelle avversità non allontanarti, ma previenici sempre; avvicinati a noi, avvicinati, tu che sei ovunque; come stavi sempre coi tuoi apostoli, così unisciti anche a quelli che ti amano, o misericordioso, affinché, uniti a te, celebriamo e glorifichiamo lo Spirito tuo santissimo.





Apostolo
 At 2, 1-11

Al compiersi del giorno della Pentecoste, tutti gli apostoli erano insieme nello stesso luogo. D’improvviso ci fu dal cielo un suono, come l’irrompere di un soffio violento, che riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro. Tutti furono ripieni di Spirito santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei e uomini devoti da tutte le nazioni che sono sotto il cielo. Al prodursi di quella voce, si radunò una gran folla, turbata perché ognuno li udiva parlare nella propria lingua. Fuori di sé per la meraviglia, dicevano: “Tutti costoro che parlano non sono Galilei? Come mai ciascuno di noi li ode parlare nella propria lingua nativa? Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle regioni della Libia presso Cirene, Romani residenti, Giudei e proseliti, Cretesi e Arabi, li sentiamo parlare nelle nostre lingue della grandezza di Dio?” 

Vangelo 
Gv 7, 37- 8, 12

 Nell’ultimo giorno, quello della grande festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: “Se qualcuno ha sete venga a me e beva, chi crede in me; come ha detto la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo grembo”. Questo egli disse dello Spirito che i credenti in lui stavano per ricevere: infatti non c’era ancora lo Spirito Santo, perché Gesù non era stato ancora glorificato. All’udire queste parole, alcuni tra la folla dicevano: “Questi è davvero il profeta!”; altri dicevano: “Questi è il Cristo!”; altri invece dicevano: “Ma il Cristo viene dalla Galilea? Non ha detto la Scrittura che il Cristo viene dal seme di Davide?” E ci fu dissenso tra la folla a causa di lui. Alcuni di loro volevano prenderlo, ma nessuno gli mise le mani addosso. Le guardie tornarono allora dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: ”Perché non lo avete condotto?” Risposero le guardie: “Mai un uomo ha parlato così!” Ma i farisei replicarono loro: “Anche voi siete stati ingannati? Gli ha creduto qualcuno fra i capi o fra i farisei? Ma questa folla che non conosce la Legge, è maledetta!” Nicodemo, uno di loro, che era andato da Gesù di notte, disse loro: “La nostra legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere cosa fa?” Gli risposero: “Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedi che non sorge profeta dalla Galilea!” E Gesù parlava di nuovo, dicendo: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”.






sabato 23 maggio 2015

Domenica dei Padri del I Concilio ecumenico - 24 Maggio 2015

 Domenica dei Padri del I Concilio ecumenico


La nostra parrocchia oggi commemora i santi Costantino ed Elena 

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Lettura della Domenica
24 maggio 2015


Kontakion dei Santi Costantino ed Elena

19th cent. mosaic of Vladimir the Great and St. Olga (10th cent.). St. Isaac's Cathedral, St. Petersburg.



Costantino oggi con la madre sua Elena, la croce mostrano, augustissimo legno, vergogna di tutti i giudei, ma arma contro i nemici per tutti i principi fedeli; per noi infatti si è mostrata grande vessillo tremendo anche in guerra. 


Ikos. 

Onoriamo, fedeli, Costantino, con la madre sua: essi infatti prestando orecchie alle parole di Davide, nel cedro, nel pino e nel cipresso hanno seguito le tracce attraverso la passione e hanno fatto sì che tutti i giudei fossero pronti a far conoscere ai popoli la grande giustificazione da loro nascosta per invidia e gelosia: essi stessi l’hanno mostrata. Ed è perciò divenuta per tutti motivo di vittoria, grande vessillo, tremendo anche in guerra. 


Sant' Elena



Kondakion dell’Ascensione 

Compiuta l’economia a nostro favore,* e congiunte a quelle celesti le realtà terrestri,* sei asceso nella gloria,* o Cristo Dio nostro,* senza tuttavia separarti in alcun modo* da quelli che ti amano;* ma rimanendo inseparabile da loro, dichiari:* Io sono con voi,* e nessuno è contro di voi.




Kondakion dei padri 

L’annuncio degli apostoli* e le dottrine dei padri* hanno consolidato nella Chiesa l’unicità della fede:* ed essa, che indossa la tunica della verità* tessuta con la teologia dall’alto,* rettamente tratta e glorifica* il grande mistero della pietà.







 Apostolo
At 20, 16-18; 28-36

 In quei giorni Paolo aveva deciso di passare al largo di Efeso perché non gli capitasse di perdere tempo in Asia: si affrettava, per quanto gli era possibile, per essere a Gerusalemme nel giorno di Pentecoste. Da Mileto mandò a chiamare subito ad Efeso i presbiteri della Chiesa. Quando essi giunsero disse loro: “Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue. Io so che dopo la mia partenza si introdurranno tra voi lupi crudeli, che non risparmieranno il gregge; perfino tra voi stessi sorgeranno uomini che diranno cose perverse per trascinare i discepoli dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi. E ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedervi l’eredità di tutti i santificati. Non ho desiderato né argento, né oro, né la veste di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: ”É cosa più beata dare che ricevere!” Detto questo si inginocchiò con tutti loro e pregò. Tutti scoppiarono in un gran pianto e gettandosi al collo di Paolo lo baciavano, addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave. 



Vangelo 
Gv 17, 1-13

In quel tempo Gesù alzò gli occhi al cielo e disse: “Padre, è giunta l’ora: glorifica il Figlio tuo affinché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni carne, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami presso di te, con la gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e hanno conosciuto veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te, Padre santo: custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, affinché siano uno, come noi. Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro si è perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia”.




sabato 16 maggio 2015

Domenica del cieco nato - 17/05/2015

Domenica del cieco nato



 

Lettura della Domenica

17/05/2015



Ο ΧΡΙΣΤΟΣ ΙΩΜΕΝΟΣ ΤΟΝ ΕΚ ΓΕΝΕΤΗΣ ΤΥΦΛΟΝ_4


Apolitikion

Fedeli,  inneggiamo  ed  adoriamo  il Verbo, coeterno  al  Padre e allo  Spirito, 
che per la nostra salvezza è nato dalla Vergine. Egli si compiacque con la sua carne salire  sulla croce  e subire la morte  e far  risorgere  i   morti con  la sua gloriosa risurrezione.
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Sei disceso nella tomba, o Immortale, e all'incontro hai distrutta la potenza dell'inferno e sei risorto qual vincitore; o Cristo Dio, esclamando alle donne che ti recavano aromi: salve! e hai concesso la pace ai tuoi Apostoli, tu che dai ai peccatori la risurrezione.

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 Apostolo 
At 16, 16-34

In quei giorni, mentre noi apostoli ci recavamo alla preghiera, ci venne incontro una schiava che era posseduta da uno spirito divinatorio e procurava molto guadagno ai suoi padroni facendo l’indovina. Essa seguiva Paolo e gridava dicendo di noi: “Questi uomini sono servi del Dio altissimo e vi annunziano la via della salvezza”. Così fece per molti giorni finché Paolo, seccato, si rivolse allo spirito dicendo: “In nome di Gesù Cristo ti ordino di uscire da lei!” E all’istante lo spirito uscì. Ma i padroni di lei, vedendo che era svanita la speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono in piazza davanti alle autorità; presentandoli ai magistrati dissero: “Questi uomini provocano disordine nella nostra città; sono Giudei e predicano usanze che a noi Romani non è lecito accogliere né praticare”. La folla allora insorse contro di loro; i magistrati, fatte strappare loro le vesti, ordinarono che fossero bastonati e, dopo aver dato loro molte vergate, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di sorvegliarli bene. Egli, ricevuto quest’ordine, li chiuse nella cella più interna e assicurò i loro piedi nei ceppi. Verso mezzanotte, Paolo e Sila pregavano cantando inni a Dio, mentre i prigionieri stavano ad ascoltarli. D’improvviso venne un terremoto così forte da scuotere le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si spezzarono le catene di tutti. Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò fuori la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. Ma Paolo gridò forte: “Non farti del male, siamo tutti qui”. Quello allora chiese un lume, si precipitò dentro e, tutto tremante, si gettò ai piedi di Paolo e Sila; poi li condusse fuori e disse: “Signori, cosa devo fare per essere salvato?” Gli risposero: “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato, tu e la tua famiglia”. E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. Egli li prese allora con sé e a quell’ora di notte lavò le loro piaghe e subito fu battezzato lui con tutti i suoi. Poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio. 


Vangelo
Gv 9, 1-38

 In quel tempo, passando, Gesù vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono dicendo: “Maestro, chi ha peccato: lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?”. Rispose Gesù: “Né lui ha peccato, né i suoi genitori, ma è perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo fare le opere di chi mi ha inviato finché è giorno: poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo”. Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: “Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe” (che si traduce inviato). Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che prima avevano visto che era cieco dicevano: "Non è quello che stava seduto a mendicare?" Alcuni dicevano: “È lui!” Altri dicevano: “No, ma gli assomiglia”. Ed egli diceva: “Sono io!” Allora gli chiesero: “Come dunque ti si aprirono gli occhi?” Egli rispose: “Quell’uomo chiamato Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va’ alla piscina di Siloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ci ho visto”. Gli dissero: “Dov‘è quel tale?” Rispose: “Non lo so”. Allora condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato il giorno che Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse il loro: “Mi ha messo fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo”. Allora alcuni dei farisei dicevano: “Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato”. Altri dicevano: “Come può un uomo peccatore fare segni simili?” E c’era dissenso tra loro. Allora chiesero di nuovo al cieco: “Tu che dici di chi ti ha aperto gli occhi?” Egli rispose: “È un profeta!” Ma i Giudei non vollero credere che prima lui era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: ”È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?”

sabato 9 maggio 2015

DOMENICA DELLA SAMARITANA - 10/05/2015

DOMENICA DELLA SAMARITANA

La Samaritana


LETTURA DELLA DOMENICA 
10/05/2015



Apolitikion


Appreso dall’ angelo il radioso annuncio della risurrezione e libere dalla sentenza data ai progenitori, le discepole del Signore dicevano fiere agli apostoli: È stata spogliata la morte, è risorto il Cristo Dio, per donare al mondo la grande misericordia.

The Samaritan Woman / St. Photini




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A metà della festa disposta dalla legge, tu, Creatore e Sovrano di tutte le cose, dicevi ai presenti, Cristo Dio: Venite, attingete l’acqua dell’immortalità. Noi dunque ci gettiamo ai tuoi piedi e con fede gridiamo: Donaci la tua multiforme compassione perché sei tu la fonte della nostra vita


Apostolo

Dagli Atti degli Apostoli 11,19-30



Fratelli ..intanto quelli che erano stati dispersi dopo la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia e non predicavano la parola a nessuno fuorché ai Giudei.  Ma alcuni fra loro, cittadini di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiochia, cominciarono a parlare anche ai Greci, predicando la buona novella del Signore Gesù. E la mano del Signore era con loro e così un gran numero credette e si convertì al Signore. La notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Barnaba ad Antiochia.


 Quando questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò e,  da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore. E una folla considerevole fu condotta al Signore. Barnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad Antiochia. Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono molta gente; ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani.


 In questo tempo alcuni profeti scesero ad Antiochia da Gerusalemme.  E uno di loro, di nome Agabo, alzatosi in piedi, annunziò per impulso dello Spirito che sarebbe scoppiata una grave carestia su tutta la terra. Ciò che di fatto avvenne sotto l'impero di Claudio.  Allora i discepoli si accordarono, ciascuno secondo quello che possedeva, di mandare un soccorso ai fratelli abitanti nella Giudea;  questo fecero, indirizzandolo agli anziani, per mezzo di Barnaba e Saulo.








VANGELO


 Giovanni 4,5-42



Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio:  qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno.  Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere».  I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani.  Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva».  Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?».  Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete;  ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna».  «Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua».  Le disse: «Va' a chiamare tuo marito e poi ritorna qui».  Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene "non ho marito"; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replicò la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».  Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre.  Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori.  Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità».  Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa».  Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo».

 In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che desideri?», o: «Perché parli con lei?».  La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente:  «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?».  Uscirono allora dalla città e andavano da lui.

 Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete».  E i discepoli si domandavano l'un l'altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera.  Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura.  E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete.  Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete.  Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro».

 Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto».  E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni.  Molti di più credettero per la sua parola  e dicevano alla donna: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».