sabato 24 settembre 2016

Domenica I di Luca - 25 settembre 2016 - Santa Eufrosina di Alessandria e San Pafnuzio

Domenica I di Luca 

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 Santa Eufrosina di Alessandria

San Pafnuzio



Lettura della Domenica
25 settembre 2016


Apostolo 
II Cor 1, 21 - 2, 4
Fratelli, Dio stesso ci fortifica, insieme a voi, in Cristo e ci ha unti e segnati col proprio sigillo e ha messo la caparra dello Spirito nei nostri cuori. Ora io chiamo Dio a testimone sulla mia vita, che solo per risparmiarvi rimproveri non sono venuto più a Corinto. Noi non comandiamo sulla vostra fede, ma siamo […] collaboratori della vostra gioia; perché, quanto alla fede, voi state saldi. Ritenni opportuno non venire di nuovo tra voi a rattristarvi. Perché se io vi affliggo, chi potrà rallegrarmi, se non colui che da me viene afflitto? E vi ho scritto proprio in quei termini per non dover poi essere rattristato, alla mia venuta, da quelli che dovrebbero rendermi lieto, persuaso, riguardo a tutti voi, che la mia gioia è la gioia di tutti voi. Vi ho scritto invero in grande afflizione e col cuore angosciato, tra molte lacrime, non perché vi rattristiate, ma perché conosciate il grande amore che nutro per voi.

Vangelo 
Lc 5, 1-11
 In quel tempo Gesù stava presso il lago di Genèsaret e vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì su una barca, che era di Simone, e lo pregò di allontanarsi un po' da terra. Si sedette e ammaestrava le folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo e calate le vostre reti per la pesca". Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato per l'intera notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". Fecero così e presero una gran quantità di pesci, e le loro reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono entrambe le barche, a tal punto che esse quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù dicendo: "Allontanati da me, Signore, perché sono un peccatore!" Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme a lui, per la pesca che avevano fatto. Lo stesso capitò anche a Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano compagni di Simone. E Gesù disse a Simone: "Non temere: d’ora in poi sarai pescatore di uomini". E tirate le barche a terra, abbandonarono tutto e lo seguirono.

sabato 17 settembre 2016

Domenica dopo l’Esaltazione della Santa Croce - 18 settembre 2016 - San Eumenio di Gortina e Santa Arianna martire

Domenica dopo l’Esaltazione della Santa Croce 

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 San Eumenio di Gortina.

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Santa Arianna m

Lettura della Domenica

18 settembre 2016 

Apostolo 
Gal 2, 16-20
 Fratelli, sapendo che l’uomo non è giustificato per le opere della Legge ma solo in forza della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Gesù Cristo, per essere giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della Legge, poiché per le opere della Legge non verrà mai giustificato nessuno. Se poi, cercando di essere giustificati in Cristo, siamo trovati peccatori anche noi, Cristo sarebbe ministro del peccato? No davvero! Se infatti io riedifico ciò che ho demolito, mi dimostro trasgressore. Quanto a me, per mezzo della legge, sono morto alla legge affinché io viva per Dio. Sono stato crocifisso insieme con Cristo, e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. La vita che ora io vivo nella carne, la vivo nella fede, quella nel Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me.

Vangelo
 Mc 8, 34- 9, 1
 In quel tempo, il Signore disse: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Infatti, che cosa giova all'uomo se guadagna il mondo intero e perde la propria anima? Che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? Se uno si sarà vergognato di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi". E diceva loro: "In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non subiranno la morte senza aver visto il regno di Dio venire con potenza".

sabato 10 settembre 2016

Domenica prima della Croce - 11 settembre 2016- San Elia lo Speleota e San Teodora .

 Domenica prima della Croce 

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San Elia lo Speleota 

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San Teodora d'Alessandria

Lettura della Domenica
11 settembre 2016

Apostolo
 Gal 6, 11-18
 Fratelli, notate con che grossi caratteri vi scrivo di mia mano. Quelli che vogliono fare bella figura seguendo la carne, vi costringono a farvi circoncidere, solo per non essere perseguitati a causa della croce di Cristo. Infatti nemmeno quelli che si sono fatti circoncidere osservano la Legge, ma vogliono la vostra circoncisione per trarre vanto dalla vostra carne. Quanto a me, invece, non ci sia altro vanto che nella croce del nostro Signore Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. In Cristo Gesù, infatti, non conta né la circoncisione, né la non circoncisione, ma l’essere una nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma, pace e misericordia su di loro e sull’Israele di Dio. D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: porto infatti nel mio corpo i contrassegni diCristo. La grazia del nostro Signore Gesù Cristo sia col vostro spirito, fratelli! Amin
 Vangelo
 Gv 3, 13-17
 In quel tempo, Gesù disse: “In verità vi dico, nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio Unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui."


sabato 3 settembre 2016

Domenica XI di Matteo - 4 settembre 2016 - San Babila martire; San Giuseppe di Otranto

 Domenica XI di Matteo

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San Babila martire;
San Giuseppe di Otranto

Lettura della Domenica
4 settembre 2016


Apostolo

I Cor 9, 2-12

 Fratelli, se per altri non sono apostolo, certo per voi lo sono; voi siete il sigillo del mio apostolato nel Signore. Questa è la mia difesa contro quelli che mi accusano. Non abbiamo forse noi il diritto di mangiare e di bere? Non abbiamo il diritto di portare con noi una sorella, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa? Ovvero solo io e Barnaba non abbiamo il diritto di non lavorare? E chi mai presta servizio militare a proprie spese? Chi pianta una vigna senza mangiarne il frutto? O chi fa pascolare un gregge senza cibarsi del latte del gregge? Io non dico questo da un punto di vista umano: la Legge non dice forse così? Sta scritto infatti nella Legge di Mosè: “Non metterai la museruola al bue che trebbia”. Forse Dio si dà pensiero dei buoi? O parla proprio per noi? Certamente fu scritto per noi! Poiché colui che ara deve arare nella speranza di avere la sua parte, come il trebbiatore trebbiare nella stessa speranza. Se noi abbiamo seminato in voi le cose spirituali, è forse gran cosa se mietiamo beni materiali? Se altri hanno tale diritto su di voi, non l’avremmo noi di più? Noi però non abbiamo voluto avvalerci di questo diritto, ma tutto sopportiamo per non recare intralcio al Vangelo di Cristo. 

Vangelo
Mt 18, 23-35

 Disse il Signore: ‘Il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fossero venduti lui, la moglie, i figli e quanto possedeva e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, sii paziente con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò libero e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo si imbatté in uno dei suoi compagni il quale gli doveva cento denari. Lo afferrò e, quasi strozzandolo, diceva: Rendimi quanto mi devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Sii paziente con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non acconsentì, e andò a farlo gettare in prigione, finché non gli avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva, gli altri servi se ne rattristarono grandemente e andarono a riferire ogni cosa al loro padrone. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: Servo malvagio, ti ho condonato tutto quel debito perché mi avevi supplicato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, come io ho avuto pietà di te? Preso dall’ira, il padrone lo consegnò agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Proprio così anche il Padre mio celeste tratterà voi, se non perdonerete di cuore ciascuno al proprio fratello’.